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Infodemia da COVID-19: il ruolo dei media tradizionali e dei social

Università di Roma La Sapienza 03 Set 2021

 

Un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, ha pubblicato un editoriale sulla rivista Clinical Microbiology and Infection sul ruolo dei mezzi di comunicazione nella pandemia da COVID-19.


Una ricerca internazionale coordinata dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, in collaborazione con l’Università dell’Insubria, con la Banca del Sangue della Toscana nord-occidentale, con l’Aristotle University in Grecia e con l’Università spagnola di Valencia, si interroga sul ruolo dei mezzi di comunicazione nella pandemia da COVID-19. Il lavoro è stato presentato su Clinical Microbiology and Infection, rivista ufficiale della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive.

L’editoriale ha sintetizzato alcuni dei temi più controversi del periodo pandemico e gli atteggiamenti polarizzanti di opinionisti e scienziati, sia sui mezzi di comunicazione tradizionali che sui social. Da interventi talora allarmistici sull'emergenza delle varianti virali (in realtà fenomeno normale e atteso per qualunque virus) all’interpretazione non sempre ben spiegata del valore clinico di alcuni test diagnostici, passando per la controversia su sicurezza ed efficacia del plasma dei convalescenti, fino alle esitazioni sulla vaccinazione a seguito di eventi avversi, anche quando rarissimi.

“Un copione purtroppo abbondantemente replicato nel nostro Paese, e non solo, che ha finito col creare paure infondate nel pubblico e, soprattutto, significativi danni alla credibilità delle istituzioni” – commenta Guido Antonelli della Sapienza, coordinatore del lavoro. “Gli scienziati dovrebbero tendere a non accettare indiscriminatamente inviti sui social media e nei dibattiti, ma ad aumentare il loro impegno sui canali di comunicazione ufficiali – continua Antonelli – naturalmente, anche i giornalisti dovrebbero stare alla larga da qualsiasi sensazionalismo”.

L’articolo si conclude con tre inviti: alle istituzioni quello di porsi, tramite i portavoce, come principali interlocutori con la stampa; ai giornalisti si consiglia di citare gli atti istituzionali, più che le esternazioni dei singoli ricercatori; altrettanto deciso, infine, il monito per gli scienziati a responsabilizzare la propria comunicazione senza eccedere in manie di protagonismo.

 

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