Aprile 2021

I più antichi uomini moderni che hanno abitato l'Europa, vissuti circa 45.000 anni fa, hann.o contribuito a formare il patrimonio genetico degli umani attuali, in particolare delle popolazioni dell'Asia orientale. E nei loro genomi sono emersi ampi tratti di DNA dell'Uomo di Neandertal
I primi Sapiens europei hanno contribuito alla formazione del patrimonio genetico delle popolazioni umane successive, in particolare - sorprendentemente - degli attuali abitanti dell'Asia orientale. Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale sequenziando i genomi dei più antichi uomini moderni che hanno abitato l'Europa, i cui resti - datati con altissima precisione - risalgono a circa 45.000 anni fa e sono stati rinvenuti nella grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria.


Nei genomi sequenziati, inoltre, gli studiosi hanno identificato ampi tratti di DNA dell'Uomo di Neandertal, da cui emerge che questi Sapiens avevano avuto antenati Neandertaliani nel loro albero genealogico, tra 5 e 7 generazioni precedenti. Gli incroci tra Sapiens e Neandertal erano quindi probabilmente molto frequenti quando i primi esseri umani moderni arrivarono in Europa. Questi importanti risultati – appena pubblicati su Nature – nascono da un ampio lavoro di ricerca, coordinato da studiosi del National Archaeological Institute with Museum - Bulgarian Academy of Sciences (Bulgaria) e del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology (Germania), a cui ha collaborato anche l’Università di Bologna con la professoressa Sahra Talamo, direttrice del nuovo laboratorio di radiocarbonio BRAVHO (Bologna Radiocarbon laboratory devoted to Human Evolution).

Pubblicato in Antropologia
Venerdì, 09 Aprile 2021 07:27

Bacteria help plants grow better



Study by the University of Bonn may in the long term lead to new varieties that require less fertilizer

A current study by scientists of the University of Bonn and Southwest University in China sheds light on an unusual interdependence: Maize can attract special soil bacteria that, in turn, help the plants to grow better. In the long term, the results could be used to breed new varieties that use less fertilizer and therefore have less impact on the environment. The study is published in the prestigious journal Nature Plants.

Every third-grader knows that plants absorb nutrients from the soil through their roots. The fact that they also release substances into the soil is probably less well known. And this seems to make the lives of plants a lot easier.

That is at least the conclusion of the current study. The participating researchers studied several maize varieties that differ significantly in their yield. In their search for the cause, they came across an enzyme, flavone synthase 2. "The high-yield inbred line 787 we studied contains large amounts of this enzyme in its roots", explains Dr. Peng Yu of the Institute of Crop Science and Resource Conservation (INRES) at the University of Bonn. "It uses this enzyme to make certain molecules from the flavonoid group and releases them into the soil."

Pubblicato in Scienceonline


Lo studio, condotto da ricercatori Sapienza, ha stimato nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e nelle zone circostanti dell’Appennino settentrionale una prevalenza di ibridazione del 70%, sulla base di 152 campioni raccolti, corrispondenti a 39 lupi in 7 branchi differenti. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista The Journal of Wildlife Management, evidenziano la necessità di arginare il fenomeno per preservare l’integrità genetica del lupo.


L’integrità genetica del lupo italiano è sempre più minacciata dall’ibridazione con il cane domestico. È quanto dimostrato in un recente studio condotto dalla Sapienza Università di Roma in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) e il Centre Nationale de la Recherche Scientifique (Francia), pubblicato sulla rivista The Journal of Wildlife Management.

Pubblicato in Ambiente

 


La ricerca pubblicata sulla rivista Animal Cognition ha replicato un precedente esperimento con un maggior numero di animali e una metodologia più rigorosa


I cavalli si riconoscono allo specchio, non ci sono dubbi secondo gli etologi e i veterinari dell’Università di Pisa. La conferma è arrivata grazie ad un nuovo lavoro pubblicato sulla rivista Animal Cognition e condotto presso il Centro Addestramento Etologico (San Marcello Pistoiese, Pistoia). Lo studio ha replicato un precedente esperimento ampliando il numero di animali coinvolti e applicando una metodologia ancora più rigorosa per ottenere risultati standardizzati e incontrovertibili.

Pubblicato in Medicina

Uno studio dell’Istituto di cristallografia del Cnr in collaborazione con le università Sapienza e Roma Tre e con l’ISIS Neutron and Muon Source (UK), ha permesso di ottenere la prima caratterizzazione completa della whitlockite, un minerale presente anche nei meteoriti. I risultati contribuiranno ad ottenere materiali più performanti per utilizzo biomedicale. Lo studio è pubblicato su Crystals.


Una ricerca condotta dall’Istituto di cristallografia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ic) con le università Sapienza e Roma Tre e con l’ISIS Neutron and Muon Source (UK) ha analizzato per la prima volta dettagliatamente la struttura del minerale whitlockite, un raro fosfato di calcio naturale presente in rocce granitiche terrestri e nei meteoriti condriti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Crystals.
Perché è importante conoscere in modo dettagliato la struttura di questo minerale? “La whitlockite è la controparte naturale del biomateriale sintetico tricalcio fosfato (Tcp), utilizzato in ortopedia e in odontoiatria sotto forma di cementi, filler e rivestimenti”, spiega Francesco Capitelli, ricercatore del Cnr-Ic e autore della ricerca.

Pubblicato in Medicina

 


È il primo passo per creare nuovi inibitori di proteasi con applicazioni farmacologiche.

Pubblicato sulla rivista «Nature Communication» con il titolo “Mapping specificity, cleavage entropy, allosteric changes and substrates of blood proteases in a high-throughput screen” lo studio per l’identificazione veloce di proteine ed enzimi coinvolti nel processo di coagulazione ematica. La ricerca ha tra gli autori il Prof. Vincenzo De Filippis e la Dott.ssa Laura Acquasaliente del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell'Università di Padova e il Dott. Federico Uliana, già laureando in Scienze Chimiche nel laboratorio del Prof. De Filippis ed ora ricercatore all’ETH di Zurigo.

Lo studio è il primo passo per la progettazione e sintesi di nuovi inibitori di proteasi con potenziali applicazioni farmacologiche in numerose delle patologie, tra le quali la trombosi. In un futuro prossimo basterà un’analisi del sangue o un prelievo di saliva per avere, attraverso un unico test, il profilo delle proteasi e sapere se tutte lavorano correttamente o se una o più hanno un’attività anomala che può causare la malattia. Lo studio è frutto della collaborazione tra il laboratorio di Quantitative Proteomics del Prof. Ruedi Aebersold (ETH, Zurigo, Svizzera) e il laboratorio di Chimica delle Proteine e di Ematologia Molecolare del Prof. Vincenzo De Filippis (Università di Padova).

Pubblicato in Medicina

 

"Bene che i farmacisti stiano facendo corsi di formazione per imparare a vaccinare, ma ritengo sempre indispensabile, per i pazienti, che sia sempre garantita la presenza di un medico in caso di una qualche reazione avversa. Il farmacista non e' in grado professionalmente di poter gestire una situazione di questo tipo". Lo dice il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi.

"Il farmacista puo' vaccinare senza alcun problema- spiega Magi- ma deve esserci anche un medico disponibile, pronto ad intervenire nel caso si verifichi una situazione particolare o di emergenza, somministrando magari farmaci salvavita".

Magi resta dunque "sempre della stessa idea, d'altronde sono molti i farmacisti che la pensano come noi: anche loro vorrebbero avere la tranquillita' di avere un medico in caso di una qualche reazione avversa", conclude.

Pubblicato in Medicina


Sulla rivista internazionale Journal of Cell Biology pubblicati i risultati di un nuovo studio firmato dai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e dell’Università Statale di Milano. I dati aprono nuove prospettive per la cura del tumore mammario. La ricerca è stata sostenuta dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

È firmato da ricercatori esclusivamente italiani il recente studio pubblicato nel Journal of Cell Biology (JCB), prestigiosa rivista internazionale edita dalla Rockfeller University Press. Nello studio sono stati identificati i microRNA necessari a mantenere le cellule staminali tumorali, che contribuiscono alla crescita dei tumori al seno e alla ricomparsa del tumore dopo il trattamento. I dati rivelano che è sufficiente bloccare questi microRNA per rendere le cellule staminali più vulnerabili ad alcuni farmaci. Se i risultati ottenuti saranno confermati in studi clinici, le chemioterapie potrebbero in futuro risultare ancora più efficaci, migliorando la prognosi delle pazienti con forme aggressive di cancro al seno.

Pubblicato in Medicina



Il libro intende avvicinare gli archeologi alla comprensione della terminologia e delle metodologie di studio adoperate da geologi e geomorfologi. Queste professionalità, che hanno basi naturalistiche rispetto a quelle storico-umanistiche degli archeologi, sono ormai entrate a far parte dei gruppi multidisciplinari di esperti che studiano e interpretano le varie forme di insediamento e uso del territorio dell'antichità. Partendo dai rapporti tra archeologia, geologia e geomorfologia, si descrivono forme e processi naturali dei diversi ambienti terrestri, dalle zone carsiche a quelle vulcaniche, dalle desertiche alle glaciali, passando per gli ecosistemi fluviali, fino alle fasce costiere.

Per ciascun ambiente trattato sono offerti numerosi esempi esplicativi corredati di immagini e casi di studio particolari, che consentono di comprendere meglio gli effetti che l'attività umana ha determinato, nel tempo, sui territori e i processi, spesso controproducenti, da essa innescati. Infine, viene presentato l'uomo del passato come agente geomorfico in opere idrauliche, di scavo e accumulo.

Pubblicato in Eventi

 


Un’indagine multicentrica coordinata dall’IRCCS Galeazzi e dall’IRCCS Policlinico San Donato rivela come una massa muscolare ridotta possa favorire complicanze nei pazienti ricoverati per Covid-19.

È stato pubblicato sulla rivista scientifica Radiology uno studio coordinato dall’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e dall’IRCCS Policlinico San Donato di Milano insieme all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara, all’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, alla Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero di Brescia, all’Istituto Europeo di Oncologia e all’Ospedale di Cento – in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Palermo e l’Università degli Studi del Piemonte Orientale – che ha dimostrato come la sarcopenia, ovvero una ridotta massa muscolare, rappresenti un fattore prognostico negativo nei pazienti ospedalizzati per Covid. L’obiettivo dello studio era stabilire quanto la ridotta massa muscolare fosse predittiva di decorso clinico sfavorevole nei pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari o in terapia intensiva, nel corso della prima ondata pandemica.

Pubblicato in Medicina

 

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