Stampa questa pagina

Microchip e sovranità nazionale: quando la tecnologia diventa una minaccia

Guido Donati* 12 Set 2025

 

Oggi, ogni aspetto della nostra vita è governato da un microscopico pezzo di silicio. Dai telefoni che teniamo in tasca alle reti che alimentano le nostre città, i microchip sono il cuore pulsante del mondo moderno. Ma se l'obsolescenza programmata e il Cartello Phoebus (1, 2) ci hanno insegnato che la tecnologia può essere manipolata per il profitto, la corsa ai microchip rivela una verità molto più scomoda: la dipendenza tecnologica è diventata la nuova frontiera del controllo e della sicurezza nazionale. La globalizzazione, un tempo celebrata come un ponte tra le nazioni, ha creato una rete complessa e vulnerabile che può essere sfruttata per scopi molto più sinistri, un'arma nascosta pronta a colpire nel cuore della sovranità nazionale.


Il pericolo più insidioso si nasconde in quello che non vediamo: le "backdoor" (porte di accesso segrete) a livello hardware o firmware (il software che istruisce l'hardware su come funzionare). Non si tratta di semplici bug software, ma di falle di sicurezza integrate intenzionalmente nella progettazione di un chip. Stati e aziende possono far inserire questi elementi malevoli in dispositivi di massa, come i nostri smartphone, i router di casa o, in modo ancora più preoccupante, in componenti delle infrastrutture critiche di un paese, come le reti elettriche o le comunicazioni. Il timore è che una nazione che domina la produzione di chip possa influenzare i suoi produttori a integrare queste vulnerabilità.


Un'arma silenziosa, una minaccia sistemica
In questo scenario, un dispositivo apparentemente innocuo, come un inverter solare, potrebbe trasformarsi in uno strumento di spionaggio, raccogliendo dati sensibili sulle nostre reti elettriche, o addirittura diventare un'arma letale, in grado di spegnere a distanza un'intera porzione di rete e causare un blackout strategico. Le aziende sono esposte al rischio di spionaggio industriale, con la possibilità che componenti compromessi permettano ai concorrenti di rubare segreti commerciali. Al tempo stesso, i singoli cittadini rischiano la sorveglianza di massa. Un telefono cellulare, un assistente vocale o qualsiasi dispositivo connesso che contenga un chip compromesso potrebbe teoricamente diventare una fonte di dati per un'industria o per una potenza straniera, violando la privacy personale e, per estensione, minacciando la sicurezza individuale che, su vasta scala, si traduce in un rischio per la sicurezza nazionale.
Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina mostrano chiaramente come il controllo sui microchip sia diventato un problema centrale di sicurezza nazionale. La "guerra dei chip" non riguarda solo il predominio tecnologico, ma la capacità di una nazione di garantirsi la sovranità e proteggersi da possibili ricatti. Le restrizioni sulle esportazioni di tecnologia e la corsa per la creazione di nuove fabbriche di semiconduttori (FabS) sono risposte dirette a questa minaccia, nel tentativo di ricostruire catene di fornitura più resilienti.


Misure strategiche e riorganizzazione della catena di fornitura
La presa di coscienza della vulnerabilità legata alla catena dei microchip ha scatenato una reazione a livello globale. Le nazioni stanno passando da una logica di massima efficienza, basata sulla globalizzazione e sull'approvvigionamento da un'unica fonte, a una di resilienza e sicurezza. Questo cambiamento si manifesta in diverse strategie:


Accaparramento di terre rare e minerali critici. La corsa per la sovranità tecnologica non si ferma alla produzione, ma si estende alla fase iniziale della catena di fornitura. Le nazioni stanno intensificando gli sforzi per assicurarsi il controllo delle miniere e delle rotte commerciali di terre rare e di altri elementi fondamentali, come il litio, il cobalto e il gallio. Questi materiali sono indispensabili per la fabbricazione dei microchip più avanzati e per le tecnologie del futuro, creando un nuovo fronte di competizione geopolitica.


Incentivi massicci per la produzione interna. Paesi come gli Stati Uniti, attraverso il CHIPS and Science Act, e l'Unione Europea, con il Chips Act, stanno investendo miliardi di dollari per incentivare la costruzione di nuove FabS sul proprio territorio. L'obiettivo è ridurre la dipendenza dall'Asia, in particolare da Taiwan, che produce la stragrande maggioranza dei chip più avanzati.


Restrizioni all'esportazione. Le superpotenze utilizzano il controllo sull'esportazione di tecnologie e macchinari avanzati per rallentare lo sviluppo tecnologico dei paesi rivali. Questo è un elemento chiave della "guerra dei chip" tra Stati Uniti e Cina, dove le restrizioni mirano a impedire a Pechino di raggiungere l'autonomia nella produzione di chip di fascia alta.


Sforzi di diversificazione. Le aziende e i governi cercano attivamente di diversificare le loro fonti di approvvigionamento. Non si tratta solo di costruire nuove fabbriche, ma anche di investire in ricerca e sviluppo in nazioni alleate, creando una rete di fornitura più distribuita e meno suscettibile a interruzioni o sabotaggi.


Impatto sull'economia e sulla società
Queste dinamiche hanno un impatto profondo che va oltre la sicurezza nazionale:
Aumento dei costi. La produzione in nazioni con costi di manodopera e operativi più elevati, come gli Stati Uniti o l'Europa, renderà probabilmente i chip più costosi, con un effetto a cascata su tutti i dispositivi elettronici. Questo potrebbe influire sul prezzo di smartphone, computer e persino automobili, toccando direttamente i consumatori.
Collaborazione tra settori. La crisi ha spinto a una maggiore collaborazione tra i settori che dipendono dai microchip, come l'industria automobilistica, quella della difesa e l'elettronica di consumo. Questi settori stanno lavorando insieme per sviluppare standard di sicurezza e garantire la tracciabilità dei componenti.
Rischio di frammentazione tecnologica. Le politiche di nazionalismo tecnologico potrebbero portare a una frammentazione del mercato, con standard e tecnologie incompatibili tra blocchi geopolitici. Questo potrebbe rallentare l'innovazione globale e creare un mondo "tecnologicamente diviso".


Il ruolo dell'etica e della trasparenza
Infine, potremmo introdurre una riflessione sull'aspetto etico. Come possiamo garantire che la ricerca di sovranità tecnologica non porti a un aumento della sorveglianza e del controllo da parte dei governi sui propri cittadini? La stessa tecnologia che ci protegge da minacce esterne potrebbe diventare uno strumento di controllo interno.
È fondamentale che, mentre le nazioni cercano di blindare le proprie catene di fornitura, si introducano anche meccanismi di controllo e trasparenza per prevenire abusi e salvaguardare la privacy e le libertà civili. Questo equilibrio tra sicurezza, sovranità e libertà individuale è la sfida più grande del nostro tempo.


Bibliografia
1. Guido Donati 2025 Planned Obsolescence, from the Phoebus Cartel to Today: Can a Light Bulb Last More Than 125 Years? Scienceonline
2. Guido Donati 2025 L'obsolescenza programmata, dal Cartello Phoebus a oggi: una lampadina può durare più di 125 anni? Scienzaonline
3. EUROPEAN COURT OF AUDITORS 8/04/2025 Special report 12/2025: The EU’s strategy for microchips – Reasonable progress in its implementation but the Chips Act is very unlikely to be sufficient to reach the overly ambitious Digital Decade target 
4. Linda Monsees The paradox of semiconductors—EU governance between sovereignty and interdependence Cambridge Review of International Affairs Volume 38, 2025 

 


*Board Member, SRSN (Roman Society of Natural Science)
Past Editor-in-Chief Italian Journal of Dermosurgery

 

 

Vota questo articolo
(0 Voti)