Una consapevolezza che, accompagnata ad un brillante acume intellettuale e ad una chiarezza espressiva non comune, non passarono inosservati nè a Mussolini prima, nè a Togliatti poi.
Durante i primi anni trenta Zangrandi seguì con interesse gli albori del fascismo, avviandosi ad una folgorante carriera nel regime. Successivamente, alla fine dello stesso decennio, fece un passo indietro per denunciare apertamente l'imperialismo in Africa, la guerra in Spagna, l'alleanza con i nazisti e le leggi razziali.
Posizione che lo fecero approdare all'anti-fascismo militante, condannandolo alla clandestinità e, come detto, alla prigione.
Al ritorno in Italia dalla detenzione nazista, con l'iscrizione al Partito Comunista non cessò il suo impegno nella continua ricerca della verità.
Denunciò apertamente i governi alleati ed il Partito Comunista: i primi per aver abbandonato Roma, dopo l'8 settembre, alle forze tedesche senza opporre resistenza; il secondo per aver occultato le responsabilità politiche e morali delle classe dirigente badogliana e degli alti gradi dell'esercito.
Nel libro: "1943: 25 luglio 8 settembre" riportando una serie di testimonianze di coloro che dopo l'Armistizio scelsero di schierarsi al fianco dei tedeschi, Zangrandi, pur affermando ripetutamente che quella fu una "scelta sbagliata", sottolineò come quest'ultima fosse stata presa in assoluta buona fede. Sulla base di tali presupposti e nella oggettiva considerazione che numerosi militanti del PCI avevano indossato in passato la "camicia nera", auspicava il superamento delle traumatiche divisioni prodotte tra gli italiani dalla guerra civile.
Denunce che lo posero in contrasto con i vertici del PCI costituendo una frattura difficile da sanare ed a causa delle quali Zangrandi subì un processo interno al partito.
I documenti esposti nell'ambito della mostra esprimono dunque la presa di coscienza da parte dello scrittore del significato più profondo del mestiere di giornalista, nonchè testimoniano l'assunzione di responsabilità compiuta nei confronti dei lettori e della società in generale, sacrificando la propria esistenza personale e professionale.
Società che Ruggero Zangrandi ha inteso riconciliare, liberare dalle ideologie del passato e rendere maggiormente democratica.
Fabrizio Giangrande
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