Terremoti: dove e quando te lo dice il monitoraggio simultaneo GPS e della sismicità

Università La Sapienza di Roma 17 Ott 2019


Uno studio internazionale cui ha partecipato il Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale della Sapienza ha suggerito l’utilizzo integrato dei dati riguardanti la sismicità con quelli geodetici forniti dal sistema di posizionamento GPS per circoscrivere le aree temporalmente a maggior rischio sismico
I terremoti rappresentano ancora un fenomeno difficile da prevedere con esattezza. Pertanto le ricerche orientate a definire, con maggiore precisione possibile, il luogo e il tempo in cui avverrà un evento sismico sono oggetto di un costante interesse sia dal punto di vista scientifico che sociale.

A tal fine, da alcuni decenni sono applicati, anche con significativo successo, algoritmi basati sul riconoscimento di tratti caratteristici della sismicità (pattern recognition). Questi consentono una previsione a medio termine temporale (vari mesi) e a medio raggio spaziale (alcune centinaia di chilometri) di forti terremoti sopra una soglia di magnitudo pre-assegnata.

Un nuovo studio internazionale, cui ha partecipato, fra gli altri, Mattia Crespi del Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale della Sapienza in collaborazione con Giuliano Panza dell’Accademia nazionale dei Lincei, ha proposto un paradigma innovativo che, integrando i dati sismologici con quelli ottenuti dalle misure GPS, consente di migliorare accuratezza e precisione con cui le aree temporalmente a maggior rischio possono essere circoscritte.

Attraverso un’ampia analisi retrospettiva di osservazioni geodetiche, precisamente dei dati relativi alla deformazione della crosta terrestre ottenuti attraverso le reti GPS, combinata con informazioni sismologiche ottenute dall'analisi di pattern recognition in tempo reale, sono state evidenziate importanti caratteristiche anticipatorie (precursori) spazio-temporali nella velocità del suolo e nella sismicità. I ricercatori hanno quindi dimostrato come la corretta integrazione dei dati consenta una previsione dei terremoti a medio termine temporale e a piccola scala spaziale, riducendo l'estensione lineare delle aree temporalmente a maggior rischio a poche decine di chilometri.

Questo studio interdisciplinare si inserisce nel dibattito scientifico sulla pericolosità sismica, la sua prevedibilità e il conseguente adeguamento preventivo antisismico, argomento di grande interesse anche a livello nazionale in seguito ai terremoti che hanno colpito Abruzzo, Umbria e Marche dal 2016. La ricerca delinea la possibilità (per ora in ambito nazionale) di individuare nello specifico le zone nelle quali concentrare, nel tempo, gli sforzi di adeguamento preventivo antisismico.

Questo filone di ricerca ha ricevuto significativi riconoscimenti sia in Italia (Mattia Crespi - Premio dell'Accademia nazionale dei Lincei per l'Astronomia, Geodesia e Geofisica conferito nel 2018) che in sede internazionale (Giuliano Panza - International Award dell’American Geophysical Union, unico geofisico italiano a ricevere, nei 100 anni di storia dell’Union, questo prestigioso riconoscimento della più grande organizzazione mondiale di Scienze della terra e spaziali).

 

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