Ascoltare la musica

L’azione dell’ascolto non è una cosa banale, come invece si può pensare, soprattutto per quanto riguarda la musica, perché in verità ascoltare musica significa compiere un atto di civiltà. È proprio così, perché la musica porta un messaggio lontano (che pure è attuale), ed ascoltarla davvero significa entrare nella mente e nell’animo di un altro (nel caso, il compositore), e quindi accoglierlo, prestargli attenzione, volergli bene. E se poi quella musica ci muove delle emozioni, ci commuove, ci esalta, o anche solo ci piace, vuol dire che lui stesso ha comunicato con noi. Quindi ascoltare è comunicare.

Per un giusto e corretto ascolto della musica occorrono due cose: ragione e cuore. Ma la prima non serve se non c’è la seconda, e la seconda da sola non basta, così che discernimento e sentimento devono andare a braccetto. È però importante (anzi, fondamentale), che logica e sensibilità siano perfettamente bilanciate, altrimenti l’ascolto non avrà più alcuna valenza né di piacere né d’altro, ma, anzi, rischierebbe di essere un momento di noia o di grande fatica.
Infatti, al momento dell’ascolto di un concerto (specie se dal vivo), la visione d’insieme è quella che permette all’ascoltatore di godere della musica nella sua completezza, così da soddisfare la sua parte emotiva. Ma, attenzione, passato il momento dello stupore, lo stesso ascolto potrebbe risultare troppo lungo (o troppo difficile), e così ad un certo punto l’interesse potrebbe diminuire in favore di una certa apatia. Al contrario, però, se l’attenzione si concentrerà esclusivamente nei particolari di quella stessa musica (gli strumenti, i gruppi, la melodia principale, le frasi susseguenti, le variazioni, le ripetizioni), ci sarà un ascolto dettagliato ma con una limitata percezione dell’insieme, e in questo modo la parte emotiva potrebbe guastarsi e privarsi del piacere dell’evento. Comunque vada, in un caso o nell’altro, l’ascolto sarà sprecato, e quel concerto presto dimenticato, così che la prossima volta l’ascoltatore in questione sceglierà qualcos’altro invece della musica per passare il suo tempo. Un peccato, no?
Ed ecco allora che per gustare pienamente un momento musicale non bisogna mai far prevalere un aspetto a scapito di un altro: l’emozione è certamente ciò che serve prima di tutto, ma essa deve essere affiancata da una certa educazione (basta poco, sapere chi è l’autore, qual è l’evento che la musica rappresenta, il periodo in cui è stata scritta), così che quella musica sarà capita (e gradita) fino in fondo. Perché capire una costruzione musicale significa darle la sua giusta dimensione, comprendere il suo messaggio ed apprezzarla davvero, solo così l’esperienza dell’ascolto diventerà un momento importante e significativo, qualcosa da ricordare e da ripetere.

Come imparare ad ascoltare la musica in modo corretto? Oltre a bilanciare l’emotività e la ragione (che comunque è una cosa da imparare a fare), ci si può avvalere di altri sistemi. Per esempio seguire un concerto in video può aiutare moltissimo, perché le varie inquadrature sul direttore d’orchestra al momento dell’attacco o ai vari strumenti guidano l’ascoltatore all’interno del brano musicale e lo aiutano a seguirne meglio l’andamento. Ed ecco così che la musica sarà un esperienza visiva oltre che uditiva.

Che cosa succede al cervello quando ascoltiamo la musica? Il nostro cervello reagisce alla musica mettendo in azione una serie di risposte, cosi che il linguaggio musicale può essere compreso nella sua interezza, e questo avviene sempre, non importa di quale musica si tratti (è stato dimostrato che una sinfonia di Beethoven o una semplice canzone danno le medesime reazioni), però tra musicisti e semplici ascoltatori esiste qualche differenza nell'attivazione delle aree cerebrali. Infatti gli ascoltatori inesperti prestano più ascolto alla musica con la parte destra del cervello, quella più intuitiva, mentre i musicisti usano di più la parte razionale, cioè quella destra. Per questo motivo la musica non è uguale per tutti (anche se è per tutti), e soprattutto non rilassa tutti allo stesso modo.

Come ascoltano la musica i musicisti? Alla domanda hanno risposto gli studiosi americani, i quali hanno differenziato l’ascolto emotivo da quello razionale dando ad esse determinate caratteristiche.
L’ascolto emotivo è la principale prerogativa degli amanti melomani dilettanti (ma certo non manca in coloro che hanno scelto la musica come professione), ed è un ascolto diretto, immediato, che dà sempre gli stessi risultati: un crescendo d’intensità fa accelerare il battito cardiaco, un passaggio di grande virtuosismo suscita stupore, una melodia struggente commuove, e via dicendo. Ma un vero musicista fa di più, perché pone la sua attenzione ai particolari, realizzando in questo modo un ascolto analitico, così che egli rileva ogni nota collocandola all’interno del brano, individua ogni passaggio, esamina i vari timbri fino a valutare la qualità dell’esecuzione. In poche parole un professionista che ascolta attua una sorta di “smontaggio” della musica per meglio coglierne le sfumature e poterla apprezzare in pieno. Questo procedimento, invero automatico in chi si occupa di musica per professione, non preclude però l’ingresso dell’emozione, che accresce il piacere dell’ascolto, ed è chiaro, quindi, che  i musicisti hanno un ascolto più completo comprensivo di razionalità ed emotività.

C’è inoltre un altro fattore, ossia la tensione, uno stato psicologico che non sempre si acquieta all’ascolto della musica. Secondo un luogo comune, la musica più “rilassante” sarebbe quella classica (Mozart in primis, così che la sua musica viene spesso utilizzata come intrattenimento nelle sale d’attesa degli studi medici o anche in abbinamento a delle sedute di massaggi o di meditazione, persino in sala operatoria, o anche scelta per un proprio relax personale a casa o in ufficio e nelle sedute di Musicoterapia), ma in realtà non è così, o almeno non lo è per tutti. Infatti una scelta simile è spesso appannaggio dei non musicisti, mentre per i professionisti l’unico modo per riposare la mente è il silenzio. Solo così il loro cervello si riposa.

 

Marina Pinto

Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery