Quelli che comunemente chiamiamo funghi sono solo una piccola mostra del micete che rappresenta in realtà la porzione aerea denominata corpo fruttifero. La parte sotterranea del fungo, il micelio, è quella maggiore e si estende per lunghe distanze sottoterra diramandosi in sottilissimi tubi chiamati ife, le quali hanno uno spessore di soli pochi millimetri ma sono essenziali. Difatti, le ife permettono all’organismo di nutrirsi in modo eterotrofo attraverso l’assorbimento di sostanze nutritive dall’ambiente circostante sotterraneo, più specificamente attraverso dinamiche di parassitismo il fungo sottrae acqua e carboidrati dagli alberi circostanti nutrendosi e privandoli dalle sostanze nutritive.
Così gli scienziati mentre studiavano il fenomeno della moria delle piante hanno scoperto, analizzando il DNA delle ife che trovavano sugli alberi, che non si tratta di diversi esseri viventi ma di un unico enorme organismo.
Vi starete chiedendo come mai questo esemplare è cresciuto così tanto.
L’ecologia di un ambiente permette alle specie di espandersi più o meno all’interno della loro nicchia ecologica.
In questo caso, vi sono stati fattori determinanti che hanno permesso al basidiomicete di crescere a dismisura. Fattori come l’aridità del clima che non permetteva la dispersione e la riproduzione delle spore e perciò lo sviluppo di nuovi individui della stessa specie, la scarsa competizione dell’area che ha permesso al fungo di avere tutte le risorse, come lo spazio, a sua disposizione e l’abbondanza di sostanze nutritive delle conifere circostanti, hanno fatto sì che Armillaria crescesse quasi del tutto indisturbata per ben 2400 anni.
“In ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca.” (John Muir)