SIGMA e Public and Private Partnership: quando lo spazio diventa business

Il pubblico e il privato si incontrano e collaborano insieme per sviluppare nuovi progetti in cui il rischio e i ritorni economici sono condivisi. (fabrizio zucchini SpaceMag www.spacemag.it)  Si chiama “PPP” e sta per “Public and private partnership”, un modello di business nato nei paesi anglosassoni ma ampiamente rodato anche oltralpe, che rivoluziona il tradizionale rapporto tra istituzioni e capitali privati.

Un modello in cui il luogo di incontro tra la richiesta di servizi di pubblica utilità e l’attività delle imprese non passa solo per gare d’appalto, ruoli di contractor o acquisti di infrastrutture da parte dello Stato, ma diventa una vera e propria partnership capace di esaltare le caratteristiche naturali dei due soggetti coinvolti e ottimizzarne i risultati. La chiave di volta è che l'investitore privato non è un mero fornitore ma si assume i rischi, e quindi dei costi e in cambio può  commercializzare servizi aggiuntivi che la stessa infrastruttura permette di erogare, generando così nuovi profitti. L’idea di far entrare investitori privati per finanziare progetti pubblici nasce tra gli anni 1970-1980 con la crescita del debito dello Stato, motivo per cui i governi incoraggiano soggetti privati a condividere parte degli investimenti ma è solo dal 1992, con il governo conservatore di John Major, che l’Inghilterra introduce per la prima volta le iniziative di finanza privata nei progetti pubblici. I settori principali a cui è stato applicato il modello PPP sono stati i trasporti, la sanità, l'istruzione, la sicurezza, la gestione dei rifiuti, la distribuzione d'acqua o di energia, con esempi di assoluto rilievo come nel caso recente della Global Alliance for Vaccines and Immunization finanziata per il 75% da Bill e Melinda Gates Foundation e per il 35% da soggetti pubblici e dall’ International AIDS Vaccine Initiative (IAVI), una collaborazione di soggetti governativi, organizzazioni no profit e industrie private che dal 1996 collaborano e finanziano insieme la ricerca del vaccino per l’infezione dell’HIV. Ma gli effetti positivi del modello PPP possono essere anche importanti  in settori delicati come lo Spazio, in cui la ricerca gioca un ruolo centrale. La carenza cronica di risorse necessarie per assicurare lo sviluppo della ricerca, soprattutto in un Paese come l’Italia dove l’investimento in questo settore è nettamente inferiore alla media europea, può parzialmente essere superato dall’ingresso nelle iniziative pubbliche dei privati, che possono trovare nel settore spaziale notevoli margini di ritorni economici. Ne è convinto il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese che ritiene  questo modello di business, che ha come caratteristica principale quella di presupporre una lunga durata nel rapporto con i partner, essenziale per uscire dalla prospettiva dei tradizionali stanziamenti ministeriali confinati nelle scadenze annuali, rivoluzionando così il rapporto con le banche e soprattutto dando respiro alla ricerca. Inoltre questo processo porta alla prospettiva di una distribuzione dei rischi e l’amplificazione delle possibilità di finanziamento attraverso la valorizzazione delle infrastrutture realizzate da parte dell’impresa.
Il settore spaziale ha acquisito il modello PPP già con il programma di telecomunicazioni Italsat nel 1991 e nel 1996. Come ha dichiarato Saggese nel corso del convegno PPP promosso dall’Agenzia Spaziale Italiana lo scorso giugno, il nostro paese non dispone più di propri satelliti di telecomunicazioni per uso civile ed è ormai costretto a comprare all’estero i servizi relativi alle telecomunicazioni con una spesa di circa  150 milioni di euro, quando per costruire un satellite può bastare poco più del doppio. Per questo motivo l’ASI sta sviluppando un progetto di telecomunicazioni satellitari denominato SIGMA che verrebbe finanziato attraverso i fondi infrastrutturali pubblici, i capitali di rischio privati e i crediti a tasso agevolato della Cassa Depositi e Prestiti e della BEI, la Banca Europea degli Investimenti. I fondi verrebbero raccolti in una “società veicolo” che si occuperebbe quindi di realizzare il satellite, metterlo in orbita e sfruttarlo anche sul piano commerciale. E il ruolo dell’ASI sarebbe centrale nell’aggregare la domanda di servizi pubblici, garantire (sui tempi lunghi) gli investitori privati e stimolare la crescita anche sul piano della ricerca.


Non è sicuramente tutto oro quel che luccica e non tutti gli esperimenti sono andati a buon fine, infatti ci sono stati casi in cui i soggetti privati coinvolti hanno proposto servizi al di sotto degli standard richiesti dalla pubblica amministrazione e questo ha prodotto la necessità in Europa di regolamentare il campo nel diritto comunitario con un Libro Verde sulle partnership di tipo pubblico-privato e sul diritto comunitario degli appalti pubblici e delle concessioni, che potesse ridisegnare gli standard e gli ambiti entro cui i soggetti dovessero muoversi.
Nel Regno Unito, dove questo tipo di esperienze sono già giunte ad uno stadio di maturità, le PPP coprono al massimo circa il 15 per cento della spesa pubblica. Sempre nel settore spaziale sono sicuramente  da citare come casi virtuosi,  le esperienze di Astrium Services che gestisce in PPP sistemi complessi come Satcom BW step2 o Skynet 5, che assicura le telecomunicazioni satellitari alle forze armate britanniche e Sicral (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarme). Un progetto nato a scopi militari ma sviluppatosi, a partire dal lancio del secondo satellite nella forma di PPP con partnership dei Ministeri della Difesa e dello Sviluppo Economico insieme a Telespazio, in una prospettiva che prevede anche usi non esclusivamente militari. Altro caso emblematico sul piano della raccolta di fondi che poi crea un circolo virtuoso che finanzia la ricerca e rende competitivi i servizi è GeoEye, un’azienda che è riuscita a chiudere una PPP con il governo, pur partendo apparentemente penalizzata dalle sue piccole dimensioni rispetto ai competitor. E c'è riuscita grazie alla competitività, vale a dire agli investimenti in ricerca tecnologica. Il circolo virtuoso innestato comprende ad esempio il finanziamento a lungo termine di Credit Suisse (215 milioni di dollari), il collocamento di 100 milioni di dollari di azioni al Nasdaq e la collaborazione con GoogleMaps, per loro strategica. E dall'analisi dei trend di bilancio è evidente la costante crescita del reddito prodotto dalla commercializzazione di servizi permessi dall'infrastruttura satellitare realizzata in partnership con il governo.

 

Fabrizio Zucchini

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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