"Emergenze Arte", ossia le arti emergenti. E' giunta alla quarta edizione la rassegna "Emergenze Arte" che, promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, ogni anno presenta le ultime tendenze artistiche ed espressive.
Questa edizione, curata da Paola Consorti e dedicata all'artista vivente Eduardo Palumbo, si è tenuta nel cortile della Chiesa di Sant'Anselmo a Roma dal 9 al 22 giugno. Il percorso espositivo, e non sarebbe potuto essere altrimenti, è caratterizzato da grande eterogeneità. Oltre infatti ad essere il fine ultimo della manifestazione, quello di offrire un palcoscenico a tutte le moderne forme di espressione, è la stessa arte contemporanea che sembrerebbe rifuggire da ogni possibilità di essere contenuta in categorie predefinite. Espressa in molteplici tendenze, l'arte contemporanea, in quanto tale, rispecchia la società attuale in cui linguaggi, stili, culture e tecniche si fondono e si contaminano a vicenda.
Ecco così che lungo il percorso della mostra sono esposte le tele dipinte da Barbara Calcei che rappresentano "icone pop" del cinema hollywoodiano degli anni '60 al fianco delle tele di Dario Caria che dipinge su acrilico linee colorate che si intersecano tra di loro costituendo, quasi fossero una proiezione cinetica, spazi di cui è difficile tracciare i confini.
Allo stesso modo le pitture di Giselle Gatto, che ritraggono placidi animali posti su piani differenti secondo un gioco percettivo, sono affiancate alle inquietanti rappresentazioni del mondo onirico infantile di Marina Scardacciu.
Ma non è tutto. Sono esposte opere, come le sculture di Christian Molin che, adoperando materiale di uso quotidiano, vogliono rappersentare un chiaro invito a riflettere.
Riflettere oltre che sulle arti emergenti anche e forse soprattutto sulla emergenza che vive il mondo artistico nel nostro Paese.
Una emergenza dovuta alla scarsa attenzione rivolta a questo settore sia per quanto concerne lo smisurato patrimonio di cui l'Italia dispone che per quanto riguarda i nuovi fermenti espressivi.
Una concezione triste, che relega l'arte ad un ruolo quasi accessorio e marginale della nostra esistenza individuale e sociale, dimenticando che essa, in quanto cultura, è la risposta migliore ad un numero elevatissimo di problemi che attanagliano la società italiana e non solo.
Fabrizio Giangrande
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