"Quebrantos", termine della lingua argentina il cui significato è "crepe" o "squarci", è il titolo del libro presentato il giorno 17 settembre, presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma.
Alla presentazione del volume, il cui titolo completo è "Quebrantos. Storie dell'esilio argentino in Italia", hanno partecipato: Delia Ana Fanego, curatrice del testo; Ernesto Nassi, vice Presidente Vicario della A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia); Carlos Cherniak, Ministro dell'Ambasciata Argentina in Italia; Fabio Sebastianini, Giornalista; Susanna Nanni, Ricercatrice e Docente di Storia ispanica presso l'Università di Roma TRE; Stefano Gambari, Responsabile della Biblioteca della Casa della Memoria.
Come ha precisato la curatrice del volume pubblicato in Argentina nel 2010, l'opera intende rendere omaggio alle vittime ed in particolare a coloro i quali, a causa della propria militanza politica, sono stati costretti dal regime militare al potere tra il 1976 ed il 1983 ad esiliare.
Molti di essi scelsero come destinazione del proprio esilio l'Italia, Paese di origine di numerosi cittadini argentini.
Il volume riporta fedelmente i testi, trascritti nel 2007, delle interviste rilasciate nel 1978 dai familiari degli esuli.
Testimonianze attendibili, contemporanee allo svolgimento di quelle tristi vicende; ricordi non mutati o mitigati dal trascorrere del tempo quindi di grande valore storico ed umano.
Il materiale raccolto dalle interviste sarebbe dovuto divenire soggetto per uno sceneggiato prodotto dalla RAI alla fine degli anni 70, sceneggiato mai realizzato per non determinare tensioni diplomatiche tra Italia ed Argentina.
Si trattava infatti di testimonianze dure di quel periodo storico. Un periodo che per molti cittadini argentini ha significato torture, reclusione e lotta per la sopravvivenza.
La dura repressione attuata dal regime, spietatamente deciso ad instaurare un sistema ultra-liberista, è raccontata attraverso le testimonianze di famiglie ed individui molto differenti fra loro sia dal punto di vista politico sia sociale.
Una eterogeneità che, come ha sottolineato Susanna Nanni, conferisce all'opera un alto valore di memoria collettiva.