I risultati mostrano che in un compito di cooperazione, maggiore è il numero di tratti autistici minore è l'abilità di modulare la propria azione congiunta in base al proprio ruolo ricoperto nell'interazione.
Nel compito non sociale invece, i tratti autistici non determinano differenze nella preparazione e nella pianificazione del movimento ma le persone con un alto numero di tratti autistici venivano maggiormente distratte dallo stimolo non umano.
“Il nostro studio - spiega Ilaria Minio Paluello ricercatrice del team della Sapienza - mostra per la prima volta che un alto numero di tratti autistici predice uno stile interattivo stereotipato nelle condizioni in cui, per potersi coordinare con il proprio compagno, sarebbe più utile saper modulare i propri movimenti in base al proprio ruolo nell'interazione”.
Tale risultato, che evidenzia la ridotta capacità delle persone autistiche di adattare il proprio comportamento in un compito cooperativo motorio, aiuta a chiarire le numerose difficoltà quotidiane che esse incontrano nell'interazione sociale non verbale.
Le persone autistiche hanno difficoltà a comprendere la prospettiva altrui, utilizzano pochi segnali verbali e non verbali per regolare l’interazione sociale, mostrano un ridotto utilizzo e comprensione dei gesti comunicativi e del linguaggio corporeo, hanno difficoltà nel gioco sociale reciproco e cooperativo e nel coordinare le proprie azioni con un’altra persona per fare funzionare un oggetto.