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Millepiedi & Medicina: come le secrezioni di un artropode potrebbero trattare dolore e malattie neurologiche
18 Ago 2025 Scritto da Claudia Gianvenuti
I millepiedi, spesso relegati al mondo degli insetti “striscianti e inquietanti”, potrebbero nascondere nelle loro secrezioni difensive la chiave per una nuova generazione di farmaci contro il dolore cronico e le malattie neurologiche. Un team di ricerca guidato dalla chimica Emily Mevers della Virginia Tech ha recentemente scoperto una nuova classe di composti chimici, isolati da un millepiedi che vive nei boschi del campus universitario, capaci di modulare specifici neurorecettori. Questa scoperta, pubblicata sul Journal of the American Chemical Society, apre una finestra su un arsenale chimico naturale ancora inesplorato e dal potenziale farmacologico immenso.
La scoperta: Andrognatanoli e Andrognatine
Il team di Mevers ha concentrato la sua attenzione su una specie di millepiedi locale, l'Andrognathus corticarius, raccolta tra le foglie e i rami caduti nei boschi di Stadium Woods, nel campus di Blacksburg. Analizzando le ghiandole difensive di questi artropodi, i ricercatori hanno identificato una serie di strutture molecolari complesse e inedite, appartenenti alla classe degli alcaloidi. A questi nuovi composti è stato dato il nome di andrognatanoli e andrognatine.
L’aumento di peso favorisce l’invecchiamento cerebrale
13 Ago 2025 Scritto da CS Università degli studi di Bologna
Dall’analisi delle risonanze magnetiche di oltre 46.000 persone è emerso che un peso corporeo eccessivo è associato a un invecchiamento accelerato del cervello e a una maggiore atrofia cerebrale. Un fenomeno che vale in particolare per i maschi e che tende a diminuire con l’avanzare dell’età.
Bologna, 15 luglio 2025 - Un peso corporeo eccessivo, in particolare lo stato di sovrappeso o di obesità, è associato a un invecchiamento accelerato del cervello e a una maggiore atrofia cerebrale, soprattutto tra gli uomini.
È quanto emerge dal più ampio studio internazionale condotto finora sul rapporto tra peso corporeo e salute cerebrale. Pubblicato sulla rivista eBioMedicine, lo studio ha coinvolto oltre 46.000 persone in 15 progetti di ricerca. I ricercatori hanno utilizzato avanzate tecniche di imaging cerebrale e algoritmi di apprendimento automatico per analizzare i casi di individui in sovrappeso o obesi, ma privi di diagnosi di deficit cognitivi. L’obiettivo era capire se l’eccesso di peso possa contribuire silenziosamente all’invecchiamento cerebrale o a una perdita di volume cerebrale simile a quella osservata nella malattia di Alzheimer.
Chiarito il meccanismo mediante il quale le infezioni gravi da SARS-CoV-2 causano trombosi
Pubblicata su «Communications Biology» la ricerca dell’Università di Padova
Le malattie trombotiche rappresentano la principale causa di morte e di ricovero ospedaliero. Possono insorgere come patologie indipendenti o essere associate a complicazioni di altre malattie (diabete di tipo 2, cancro, malattie autoimmuni a base infiammatoria e amiloidosi). Le evidenze cliniche indicano che anche le malattie infettive, causate da batteri o virus, rappresentano dei fattori di rischio importanti per le patologie trombotiche. La coagulazione, di per sé, è un processo fisiologico finalizzato a prevenire la perdita di sangue dal sistema cardio-circolatorio. Se attivato però in maniera anomala si determinano coaguli patologici (trombi) che causano l’occlusione dei vasi sanguigni e la morte dei tessuti che si trovano a valle dell’occlusione.
TIP60, la centralina multiproteica che “viaggia” all'interno delle cellule per garantirne la corretta replicazione
13 Ago 2025 Scritto da CS La Sapienza
La review, pubblicata sulla rivista Epigenetics & Chromatin dai ricercatori della Sapienza, fa il punto sulle conoscenze riguardanti il complesso multiproteico TIP60, in particolare sulle sue funzioni “non canoniche” relative alla mitosi. Lo studio apre nuove prospettive nella comprensione delle malattie legate a difetti della divisione cellulare e nell’individuazione di strategie terapeutiche
Il complesso multiproteico TIP60 è una sorta di “centralina” cellulare che controlla il rimodellamento della cromatina. La cromatina è la sostanza che compone il nucleo delle cellule ed è costituita da DNA avvolto a mo’ di gomitolo attorno alle proteine.
TIP60 svolge un ruolo cruciale per il corretto funzionamento delle cellule, regolando, tra l’altro, l’espressione dei geni e le sue alterazioni possono contribuire all’insorgenza di patologie umane, tra cui il cancro e disturbi dello sviluppo neurologico.
Malattie respiratorie e rischio infettivo: un nuovo studio evidenzia l’impatto del metapneumovirus umano sugli anziani italiani
30 Lug 2025 Scritto da Cs Università di Roma La Sapienza
I ricercatori della Sapienza sono tra gli autori di uno studio condotto su tutto il territorio nazionale. Pubblicata sulla rivista “The Journal of Infectious Diseases”, la ricerca offre un utile supporto per lo sviluppo di una futura campagna vaccinale
Il metapneumovirus umano (hMPV) è un agente respiratorio che rappresenta una delle cause frequenti di malattie delle vie aeree con un grado di severità molto ampio e che colpisce tutte le fasce d’età, ma soprattutto i bambini piccoli e gli anziani.
Un ampio studio multicentrico condotto da Sapienza Università di Roma, dall’Università di Milano e quella di Pavia ha raccolto e analizzato i dati ottenuti tra il 2022 e il 2024 da diciassette centri distribuiti su tutto il territorio nazionale e afferenti al gruppo di lavoro sulle infezioni respiratorie (GLIViRe) della società scientifica AMCLI, evidenziando la diffusione del virus e il suo impatto nei soggetti più anziani. La ricerca, finanziata dai fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) nell’ambito delle iniziative sulle infezioni emergenti, è stata pubblicata sula prestigiosa rivista “The Journal of Infectious Diseases” in un numero interamente dedicato all’hMPV.
L’Aumento di Peso Favorisce l’Invecchiamento Cerebrale
23 Lug 2025 Scritto da Cs Università degli studi di Bologna
Dall’analisi delle risonanze magnetiche di oltre 46.000 persone è emerso che un peso corporeo eccessivo è associato a un invecchiamento accelerato del cervello e a una maggiore atrofia cerebrale. Un fenomeno che vale in particolare per i maschi e che tende a diminuire con l’avanzare dell’età.
Un peso corporeo eccessivo, in particolare lo stato di sovrappeso o di obesità, è associato a un invecchiamento accelerato del cervello e a una maggiore atrofia cerebrale, soprattutto tra gli uomini.
È quanto emerge dal più ampio studio internazionale condotto finora sul rapporto tra peso corporeo e salute cerebrale. Pubblicato sulla rivista eBioMedicine, lo studio ha coinvolto oltre 46.000 persone in 15 progetti di ricerca.
Dislessia: L'Effetto Placebo Migliora le Capacità di Lettura
21 Lug 2025 Scritto da Cs Università di Padova
Pubblicato su “Psychological Research” uno studio coordinato dalle Università di Padova e Bergamo rivela come l'effetto placebo – l'aspettativa positiva – abbia migliorato la lettura nei bambini con dislessia evolutiva in misura superiore rispetto ai tradizionali programmi di riabilitazione. I risultati, replicati anche in studenti universitari, evidenziano che la riabilitazione tradizionale della dislessia quasi mai tiene conto dell'effetto placebo.
Le Microplastiche Possono Indurre Alterazioni Maligne Nelle Cellule Polmonari
23 Lug 2025 Scritto da RedazioneSebbene l'apparato respiratorio rappresenti una delle vie principali attraverso cui le microplastiche e le nanoplastiche (MNP) presenti nell'aria penetrano nell'organismo, le loro ripercussioni sui polmoni sono ancora poco chiare. Per la prima volta, un gruppo di ricercatori dell'Università Medica di Vienna ha dimostrato che le MNP possono scatenare mutazioni maligne nelle cellule polmonari, collegandole all'insorgenza del cancro. I risultati, pubblicati sul Journal of Hazardous Materials, enfatizzano ulteriormente l'urgenza di agire per ridurre la dispersione dei rifiuti plastici.
Melittina: il potente segreto delle api contro il carcinoma mammario
22 Lug 2025 Scritto da Claudia Gianvenuti
Il veleno d’ape, noto in campo medico come apiterapia, è da tempo studiato per le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, ma recentemente la ricerca scientifica lo ha posto sotto i riflettori anche come possibile alleato nella lotta contro i tumori, in particolare quello al seno. Studi recenti suggeriscono che certi componenti del veleno abbiano una spiccata attività antitumorale, aprendo interessanti prospettive terapeutiche.
Come agisce il veleno di ape sulle cellule tumorali?
Il principio più attivo del veleno d’ape è la melittina, un peptide che costituisce circa la metà delle proteine totali del veleno. La melittina mostra la capacità di:
Indurre apoptosi (morte cellulare programmata) nelle cellule tumorali del seno, specialmente nelle forme più aggressive come il triplo negativo e il carcinoma HER2-positivo.
Inibire segnali e vie fondamentali per la crescita e la replicazione delle cellule cancerose, come i recettori dell’epidermal growth factor (EGFR) e HER2, frequentemente alterati nei tumori mammari.
Aumentare la permeabilità delle membrane cellulari, favorendo sia la distruzione diretta delle cellule tumorali sia l’ingresso dei farmaci chemioterapici, potenziando la loro efficacia.
Esperimenti condotti su linee cellulari di diversi sottotipi di cancro al seno hanno mostrato una selettività sorprendente: il veleno d’ape e la melittina sono molto più tossici per le cellule tumorali rispetto a quelle sane, riducendo il rischio di effetti collaterali rilevanti.
Resistere alle Resistenze: La Nuova Sfida della Medicina contro i Superbug
16 Lug 2025 Scritto da Claudia GianvenutiL’antibiotico-resistenza rappresenta una delle emergenze globali più pressanti nella salute pubblica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infezioni da batteri resistenti ai comuni antibiotici provocano ogni anno centinaia di migliaia di decessi nel mondo e rischiano di renderci presto impotenti di fronte a malattie un tempo facilmente curabili. Farmaci innovativi, strategie terapeutiche alternative e nuove forme di “stewardship antibiotica” sono al centro della corsa della medicina contro il tempo e l’evoluzione microbica.
L’origine e la portata della minaccia
Fin dalla loro scoperta, gli antibiotici sono stati uno dei pilastri della medicina moderna, responsabili dell’allungamento dell’aspettativa di vita e del progresso in chirurgia, oncologia e terapia intensiva. Tuttavia, il loro uso eccessivo e inappropriato—nell’uomo, negli allevamenti e nell’ambiente—ha accelerato la selezione di batteri in grado di sopravvivere ai trattamenti farmacologici tradizionali. Secondo l’ECDC, nel 2024 si stimavano almeno 35.000 morti annue per infezioni resistenti solo in Europa.