Archeologia 2.0: l'IA ritrova siti perduti in Iraq grazie a foto spia degli anni '60

Francesco Defler 11 Set 2025

Un'innovazione archeologica frutto di una collaborazione tra informatici e archeologi dell'Università di Bologna ha portato alla luce quattro siti antichi in Iraq, rimasti finora sconosciuti. La scoperta, pubblicata sulla rivista PLOS ONE, è stata resa possibile grazie all'uso di un sistema di intelligenza artificiale che ha analizzato vecchie immagini satellitari scattate negli anni '60.

L'IA e il tesoro dimenticato dei satelliti CORONA
Il team di ricerca ha sviluppato un modello di deep learning capace di riconoscere automaticamente i siti archeologici. Dopo averlo testato con successo su immagini recenti, il sistema è stato "addestrato" anche con foto storiche del programma segreto di spionaggio statunitense CORONA, che aveva mappato il Medio Oriente.

Come spiega Marco Roccetti, uno degli autori, "Il nostro modello ha raggiunto un'accuratezza del 90% nel localizzare siti archeologici, e ha persino scoperto nuovi punti di interesse. È un risultato straordinario che ha conseguenze importanti per la conservazione del patrimonio, specialmente in aree profondamente modificate dall'intervento umano".

I ricercatori si sono concentrati sull'area di Abu Ghraib, vicino a Baghdad, una zona che negli ultimi decenni ha subito un'urbanizzazione e uno sviluppo agricolo intensi. Le immagini storiche del programma CORONA si sono rivelate fondamentali per "ricostruire" il territorio com'era 60 anni fa.

Siti perduti, ritrovati
Secondo Nicolò Marchetti, un altro autore dello studio, il ruolo delle immagini storiche è stato cruciale. "Circa la metà dei siti che esistevano mezzo secolo fa è oggi quasi del tutto distrutta. Grazie all'intelligenza artificiale, siamo riusciti a individuare quattro nuovi insediamenti che, con le tecniche tradizionali, sarebbe stato quasi impossibile trovare, visto il loro attuale stato di conservazione".

Gli studiosi sottolineano che questo strumento non rimpiazza il lavoro dell'archeologo, ma lo arricchisce. L'IA identifica una serie di potenziali siti, ma spetta all'esperto confermarli e decidere quali meritano un'indagine sul campo. "L'intelligenza artificiale non sostituisce l'occhio e l'esperienza dell'archeologo, ma li integra e li potenzia, fornendo nuovi modi di guardare ai dati", conclude Roccetti.

Bibliografia 

AI-ming backwards: Vanishing archaeological landscapes in Mesopotamia and automatic detection of sites on CORONA imagery

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