Nati per contare: il cervello e l'orientamento dei numeri 

Alessia Di Gioacchino 10 Set 2025


Un nuovo studio dell'Università di Padova, pubblicato sulla rivista «eLife», dimostra che la nostra tendenza a percepire i numeri in una linea spaziale che va da sinistra a destra ha radici biologiche profonde, non solo culturali. La ricerca rivela che questa associazione tra numeri e spazio è strettamente legata alla specializzazione degli emisferi cerebrali (lateralizzazione) e può essere influenzata da un fattore sorprendente: l'esposizione alla luce.

Le basi biologiche della linea numerica mentale
Secondo la credenza comune, la nostra "linea numerica mentale" – con i numeri piccoli a sinistra e quelli grandi a destra – è un'abitudine che acquisiamo leggendo e scrivendo. Tuttavia, i ricercatori padovani, guidati dalla Prof.ssa Rosa Rugani, hanno fornito una prova diretta contro questa teoria, basandosi su un esperimento sui pulcini appena nati.

La ricerca ha osservato che la lateralizzazione cerebrale – la diversa specializzazione funzionale degli emisferi destro e sinistro – è un elemento fondamentale per lo sviluppo di questa linea numerica. I pulcini esposti alla luce durante il loro sviluppo embrionale hanno mostrato una lateralizzazione più definita e, di conseguenza, una più forte tendenza a organizzare i numeri da sinistra a destra.

Come ha spiegato la Prof.ssa Rugani, "Diversi modelli teorici avevano ipotizzato che la linea numerica mentale avesse origine nella lateralizzazione cerebrale, ma finora mancavano prove sperimentali dirette. Il nostro studio fornisce queste evidenze".

Un'eredità evolutiva
Lo studio sottolinea che solo gli individui con una lateralizzazione ben sviluppata mostrano questa organizzazione spaziale dei numeri. Questo suggerisce che la percezione dei numeri nello spazio non è solo un'abitudine, ma ha radici profonde nella nostra biologia.

Gli autori ipotizzano che questa capacità possa offrire vantaggi evolutivi. Per un pulcino, ad esempio, una scansione visiva da sinistra a destra potrebbe aiutarlo a localizzare e contare meglio le risorse alimentari. La coautrice dello studio, la Prof.ssa Lucia Regolin, aggiunge che "Comprendere le basi biologiche della cognizione numerica può aiutarci a capire perché certe abilità emergono, e perché possono risultare alterate in presenza di un'organizzazione cerebrale atipica".

Questa scoperta apre nuove strade per la ricerca, non solo sulle origini del pensiero numerico, ma anche su come le prime esperienze sensoriali, come l'esposizione alla luce, influenzano lo sviluppo cognitivo.

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