La nanotecnologia è un ramo della scienza applicata e della tecnologia che si occupa del controllo della materia su scala compresa tra 1 e 100 nanometri (nm), dove un nanometro è un miliardesimo del metro e corrisponde all’incirca a 10 volte la grandezza dell’atomo di idrogeno.
Il Prof. Roberto Cingolani, direttore del National Nanotechnology Laboratory, uno dei centri italiani più all’avanguardia e punto di riferimento internazionale nel campo delle nanotecnologie.
Quando è nato il centro?
“Il centro è nato nel 2000 a seguito di un bando internazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica della Materia (INFM) che finanziava la miglior idea per una nuova ricerca. Abbiamo presentato un progetto per la nascita di un centro specializzato in nanotecnologie e abbiamo vinto la sfida. Oggi il centro fa parte del CNR, e autofinanzia gran parte della sua ricerca”.
Come queste tecnologie miglioreranno il nostro futuro?
“Si cerca di mettere insieme discipline diverse come chimica, ingegneria, fisica per sfruttarle in modo sinergico al fine di creare nuove strutture partendo dalla manipolazione della materia su scala atomica e molecolare.
In un futuro prossimo potremo realizzare plastiche modificate “intelligenti” (conduttive, che emettono luce, che cambiano proprieta’ meccaniche), elettronica a basso consumo di energia, e migliorare in linea generale tutte le caratteristiche fisiche di qualsiasi oggetto, senza considerare l’impatto positivo che si avrebbe sull’ambiente con processi produttivi meno inquinanti”.
Kim Eric Drexler nel suo libro del 1986 Engines of Creation: The Coming Era of Nanotechnology, introduce l'autoreplicazione, un'altra potente promessa della nanotecnologia. Le cellule costruiscono copie di se per riprodursi ed i robot molecolari progettati dall'uomo potrebbero fare la stessa cosa. Questo dovrebbe significare che, dopo le enormi spese di ricerca sulla progettazione e costruzione del primo robot molecolare capace di auto-replicazione, i successivi robot costerebbero pochissimo. Questi stessi robot chiamati assemblatori, potrebbero quindi costruire oggetti più specializzati che sarebbero direttamente utili. Questa prospettiva futura le sembra plausibile e quali sarebbero i pericoli che ne potrebbero derivare?
“le potenzialità per l’impiego delle nanotecnologie sono enormi e coprono un campo vastissimo di attività. Quella da lei citata è una possibilità ad oggi solo teorica ma non raggiungibile in un futuro prossimo. Comunque ogni nuova iniziativa in ambito scientifico, soprattutto di questa portata, ha in se dei rischi. Ma per ogni attività viene effettuata una quantificazione di problemi potenziali al fine di minimizzare e controllare i rischi connessi”
Cosa c’è da aspettarsi per il futuro?
“In un futuro prossimo possiamo aspettarci importanti ritorni nel campo della biodiagnostica avanzata, delle telecomunicazioni velocissime e basso costo, del telelavoro, dell’evoluzione della chimica per rimpiazzare materiali ferrosi con plastiche biodegradabili, dell’agroalimentare in cui sarà possibile la depurazione acqua a basso costo e la conservazione del cibo. Per sviluppare le nanotecnologie tutti i settori della scienza devono lavorare insieme sfruttando le reciproche sinergie e conoscenze”.
Quali sono gli obiettivi che vi ponete e chi può aspirare a lavorare on voi?
“Il National Nanotechnology Laboratory si trova a Lecce e all’inizio questa dislocazione geografica ci ha semplificato la vita, visto che non esistevano altre realtà simili nelle vicinanze. Molte aziende estere hanno investito sul centro e stiamo brevettando molti prototipi.
Ma la nostra ambizione di diventare il nuovo Max-Planck è un sogno molto lontano. In questo si vede la debolezze del Paese e la lentezza della burocrazia che ostacola le potenzialità dei processi di crescita. Oggi lavorano nel centro circa 220 persone, il profilo ideale per chi vuole collaborare con noi è quello di un giovane con una laurea in una materia scientifica, un titolo di dottorato ed infine una grande motivazione”.
Fabrizio Zucchini