Mercurio, "messaggero" di ghiaccio

 

Stando ai dati raccolti dalla sonda MESSENGER i depositi d'acqua ghiacciata nascosti nelle profondità dei crateri di Mercurio proverrebbero dalle comete nate nella cintura di Kuiper. Il liquido si sarebbe solidificato con le basse temperature raggiungendo uno spessore di 50 metri

È il più piccolo ed eccentrico tra gli inquilini del Sistema Solare. Bollente e veloce, Mercurio è il pianeta più vicino alla nostra stella: nonostante ciò, nasconde ghiaccio d’acqua nelle profondità dei suoi crateri polari. Ma quanto? E come ha avuto origine? Diversi studi hanno cercato di rispondere a questi interrogativi prendendo in analisi i dati raccolti dalla sonda NASA MESSENGER – il suo nome è un chiaro riferimento alla mitologia classica che faceva di Mercurio il messaggero degli dei – che nei suoi 4 anni di ricerca “in loco” ha osservato la chimica e la geologia del pianeta, nel tentativo di ricostruirne la storia evolutiva. Sebbene i modelli più “datati” facessero supporre che il ghiaccio d’acqua presente sul fondo dei crateri ai poli di Mercurio avesse uno spessore di non più di 2 metri, le nuove simulazioni ottenute con le analisi effettuate dall’altimetro della sonda nel 2015 – prima dell’epilogo della missione, conclusa con uno schianto guidato sulla superficie il 30 aprile dello stesso anno – parlano di 50 metri di ghiaccio o addirittura di 85. Ciò che sembra attrarre maggiormente gli scienziati è la provenienza del prezioso liquido: se sembra essere confermato il fatto che l’H2O abbia raggiunto il pianeta attraverso i corpi cometari, l’incertezza riguarda l’origine di tali comete. Potrebbe trattarsi infatti di quelle con maggior cammino alle spalle – definite di tipo Halley, in viaggio dalla remota nube di Oort – o di quelle della famiglia di Giove, nate nella più vicina Kuiper belt. Gli attuali scenari accreditano con maggior forza le ipotesi che l’acqua, probabilmente presente allo stato solido e nascosta nelle profondità dei crateri scavati dagli impatti, sia stata portata su Mercurio attraverso le comete originate nella fascia di Kuiper. Inoltre, se dovesse esser confermato che lo strato di ghiaccio è alto almeno 50 metri in tutti i punti indicati, l’acqua sarebbe stata trasportata da un unico oggetto con un unico impatto. Un altro studio ritiene che in questo caso, si tratterebbe dello stesso scontro che ha dato vita al cratere Hakusai. Nuovi dettagli potranno essere rivelati a breve da Bepi Colombo, la missione nippo-europea (ESA/JAXA) a cui MESSENGER cede idealmente il testimone: dal 2020 la coppia di sonde – MPO e MMO – studierà la composizione fisica, la magnetosfera e l’atmosfera di Mercurio con un occhio (elettronico) puntato alla storia dei suoi crateri.

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