Durante il differenziamento delle cellule staminali, cioè quando queste acquisiscono le loro caratteristiche distintive trasformandosi in cellule specializzate, il DNA cambia progressivamente forma per permettere la lettura di alcuni suoi specifici segmenti.
Gli studiosi del gruppo della Lanzuolo, afferente alla linea di ricerca di neuroscienze sperimentali dell'IRCCS Santa Lucia, hanno dimostrato che, durante la distrofia, le cellule staminali muscolari anche se correttamente attivate, non riescono a generare un muscolo integro.
“Questo è dovuto a una forma tridimensionale del DNA alterata – spiega Lanzuolo - che porta a una lettura di segmenti sbagliati ed a una deviazione dal programma muscolare per andare incontro a destini errati e verso un invecchiamento prematuro. Questi difetti determinano un impoverimento della staminalità e quindi della capacità rigenerativa del muscolo. Una caratteristica descritta anche nell’invecchiamento fisiologico”.
Il lavoro dei ricercatori chiarisce quindi i meccanismi molecolari che sono all’origine della malattia, ma fornisce anche importanti informazioni per la comprensione del normale invecchiamento muscolare (sarcopenia) che spesso è associato alla fragilità senile.
Negli ultimi anni, gli scienziati hanno sviluppato un interesse per lo studio della forma del DNA per le potenzialità di terapie che possano cambiare la funzione del DNA senza modificarne la sequenza. Lo studio eseguito dai ricercatori guidati da Chiara Lanzuolo potrebbe aprire il campo a possibili terapie che preservino la fibra muscolare mediante la protezione delle cellule staminali negli individui affetti da distrofia muscolare o invecchiamento muscolare patologico.