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Lunedì, 16 Ottobre 2023


Mercoledì 11 ottobre, sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B, è stato pubblicato un nuovo articolo sulla comunicazione vocale nei pinguini. L’articolo è frutto di una collaborazione tra due dipartimenti dell’Università di Torino (DBIOS e Scienze Veterinarie), l'Università Jean-Monnet (Francia), l’Università UWC (Sudafrica) e la Fondazione SANCCOB. 

Utilizzando una combinazione di tecniche di diagnostica per immagini, modellistica computazionale e registrazioni in vivo, un gruppo di ricercatori guidato dal Prof. UniTo Livio Favaro e dalla Dott.ssa Anna Zanoli ha scoperto che i pinguini africani utilizzano le risonanze dei condotti vocali per codificare nei segnali acustici le informazioni che permettono loro di riconoscersi individualmente. Un meccanismo evolutivamente analogo a quello che utilizzano i mammiferi e l'uomo stesso, per riconoscersi dal timbro della voce.

Tra i pinguini, il pinguino africano (Spheniscus demersus) è una specie modello ideale per studiare come le risonanze del tratto vocale codificano informazioni biologicamente rilevanti. Infatti, questa specie è monogama, fortemente territoriale e, a causa delle pressioni selettive e allo stile di vita coloniale, è stato riscontrato che i richiami di contatto e i canti riproduttivi (ecstatic display songs) variano significativamente tra gli individui, permettendo loro di riconoscersi tra “vicini di nido” e membri di una coppia.

 Le vocalizzazioni dei pinguini sono prodotte da uno specifico organo chiamato “siringe”, al cui interno, delle membrane vengono messe in vibrazione al passaggio dell’aria, generando un segnale periodico caratterizzato dalla frequenza fondamentale (corrispondente alla velocità di vibrazione delle membrane) e dalle relative componenti armoniche. Tale segnale passa poi nella trachea e nella bocca, dove viene modificato in base alle frequenze di risonanza (dette formanti) di queste cavità anatomiche.

 Gli autori dello studio hanno registrato numerosi pinguini africani nell'aprile 2019 presso la Southern African Foundation for the Conservation of Coastal Birds (SANCCOB) di Città del Capo, in Sudafrica. Contestualmente, hanno studiato l'apparato vocale di altri individui adulti trovati morti lungo le coste della provincia sudafricana di Western Cape. In particolare, iniettando della gomma siliconica catalizzata, è stato ottenuto un calco preciso dell'intero apparato fonatorio. I calchi sono stati successivamente trasportati al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino, dove sono stati sottoposti a Tomografia Assiale Computerizzata (TAC). Infine, presso il DBIOS e utilizzando il centro di calcolo interdipartimentale c3s UniTo, sono stati costruiti modelli computazionali a partire dai risultati della TAC e dalle registrazioni degli animali in vivo.

Pubblicato in Scienza generale


Una ricerca internazionale a cui hanno partecipato per l’Italia, presso il Laboratorio Europeo di Spettroscopie Non Lineari (LENS), ricercatori dell’Università di Firenze e del Consiglio nazionale delle ricerche, ha permesso di mappare, per la prima volta, la porzione del cervello umano preposta al linguaggio. Lo studio è pubblicato su Science Advances.

 Effettuata la prima mappatura neuronale in alta risoluzione della porzione del cervello umano preposta al linguaggio, l’area di Broca. La ricerca è stata realizzata da un team di istituzioni di ricerca internazionali fra cui, come unità italiana, il Laboratorio Europeo di Spettroscopie Non Lineari (LENS) con sede a Sesto Fiorentino (Firenze). I ricercatori italiani, associati al LENS, sono afferenti ai dipartimenti di Biologia, Fisica ed Astronomia, e Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze, oltre che all’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr-Ino). I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.

Pubblicato in Medicina

 


Il ritrovamento della mandibola di un bambino di 3 anni, risalente a 2 milioni di anni fa, ha consentito di retrodatare significativamente la comparsa di Homo erectus. La scoperta è stata effettuata in Etiopia dalla missione archeologica guidata dalla Sapienza. I risultati della ricerca sono pubblicati su Science
L'area archeologica di Melka Kunture, che si estende sull'altopiano etiopico a circa 2.000m di altitudine, si inserisce a pieno diritto fra i poli centrali per la ricostruzione delle fasi antiche dell’evoluzione umana insieme alle grotte del Sudafrica e ai siti della Rift Vally in Africa orientale.

Pubblicato in Paleontologia

 

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