AnimAlia, Arte del riciclo
Il dibattito sui temi ambientali che, a causa della crisi degli ecosistemi, mai come in questi anni è stato vivace, coinvolge in maniera particolare la questione dello smaltimento dei rifiuti.
A detta degli specialisti del settore il dislocamento, il riciclo ed il riutilizzo del grande quantitativo di rifiuti che le nostre società producono rappresentano una delle sfide principali che le politiche ambientaliste dovranno risolvere nei prossimi anni.
Alle tradizionali possibilità di riutilizzo dei materiali di scarto, come la produzione di energia attraverso i rigassificatori o la riconversione di alcuni rifiuti in fertilizzanti ad uso agricolo, un gruppo di giovani ha suggerito, anche provocatoriamente, un utilizzo artistico dei materiali riciclati.
Primo Forum sul riciclo dei rifiuti e sulle energie rinnovabili
Inaugurato dal Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, si è tenuto a Roma "Ecomunica", il primo forum sul riciclo dei rifiuti e sulle energie rinnovabili.
La manifestazione, volta a coinvolgere e sensibilizzare la cittadinanza su temi quali la riduzione, il riutilizzo ed il riciclo dei rifiuti ed a far conoscere le nuove tecnologie nel campo delle energie “pulite”, è stata promossa dalla Regione Lazio, dal Ministero della Gioventù, da Roma Capitale, dalla Provincia di Viterbo, dall'AMA e dalla Camera di Commercio di Roma.
Sauri delle Dolomiti
Fino a trenta anni fa, nessun paleontologo avrebbe mai pensato di trovare tracce di dinosauri nell'area dolomitica. L´apparente mancanza di dinosauri sul territorio fu spiegata con la ricostruzione paleoambientale che collocava l´area dell'odierna Italia in un vasto mare (la Tetide), in parte profondo, in cui crescevano barriere coralline e in cui si depositarono marne e limi - però nessuna estesa terraferma che poteva ospitare i dinosauri.
Fig.1. La mostra temporanea "Sauri delle Dolomiti" organizzata dal Museo Scienze Naturali Alto Adige (BZ) dedicata ai vertebrati fossili delle Dolomiti e il loro antico ambiente.
Over the rainbow, la rinascita
Saideke Balai – Worrions of the Rainbow: Seediq Bale
SaideKe Balai – Worrions of the Rainbow: Seediq Bale di Te-Sheng Wei, in concorso a Venezia ’68, è un vero e proprio kolossal prodotto, tra gli altri, da John Woo. Ben 25 milioni di dollari per raccontare il tentativo di ribellione della tribù aborigena degli Atayal contro i coloni giapponesi, insediati nell’isola di Taiwan dal 1895 al 1945. Il rigoglioso territorio di Wushe, pieno di acqua, minerali, montagne, sembra sacro e magico già al primo impatto con la pellicola; infatti, la storia di questo massacro trascende la legge della guerra prodotta dell’uomo, innalzandola ad una dimensione alta, come un arcobaleno di sacralità intriso di dolore, rimorso e sangue. Siamo di fronte ad una natura che impone leggi dolorose, inondate di sangue ad ogni tappa della vita, partendo da quella iniziatica del guerriero, affinché possa fregiarsi con orgoglio dei tatuaggi di appartenenza…altro che moda e frivolezza odierne! Per noi occidentali di oggi è difficile comprenderlo ma la purezza delle tradizioni, del rispetto dei morti – anche i latini avevano il culto dei Lari e dei Penati – come la donazione della propria vita per una causa d’appartenenza intima, potrebbero condurre lo spettatore alla riscoperta dell’essenza e del valore dell’essere. La morte certa a cui vanno incontro i ribelli, vincendo per orgoglio e principio già in partenza, pur nella sconfitta e nel massacro sacrificale, è un tema già contemplato nella letteratura teatrale ma qui, purtroppo, è un drammatico riporto storico. Shakespeare, ad esempio, ne parla per bocca di Amleto, nel monologo del IV Atto, a proposito di Fortebraccio, ultimo appello, per giunta, della sua coscienza al principe indeciso.
Diana Vreeland e il fashion editing
Il documentario Diana Vreeland: The Eyes Has to Travel dei registi Frederic Tcheng e Jorgen Perlmutt, Fuori Concorso alla kermesse cinematografica veneziana 2011, pur entrando nel campo effimero della moda, tocca un personaggio trans-epocale: il colosso Diana Vreeland, inventrice del fashion editing. A vent’anni dalla sua morte, il mito della Vreeland è ancora pulsante, per il tributo tuttora vivo che la sua visionarietà diede ai fashion magazine. Profondamente innamorata dell’originalità e della diversità, scorgeva nelle persone qualità sconosciute ad esse stesse, le estraeva come si fa con i diamanti e le faceva risplendere, inventando per ognuna il suo proprio taglio a brillante. Diana dominò per mezzo secolo, a cominciare dai diktat proposti dalle riviste che diresse - Harper’s Bazaar e Vogue - fino a rivoluzionare il Constume Institute, allorché divenne consulente del Metropolitan Museum of Art di New York.
La Dolce Vita secondo Emilio Federico Schuberth
Emilio Federico Schuberth fu un’icona dell’esteriorità e la pellicola del giornalista Antonello Sarno, Schubert, l’atelier della Dolce Vita, accarezza come un soffio magico il suo stile unico, femminile ed identificativo di un’epoca. Nel film la Dolce Vita di Fellini, infatti, si scorge il profumo Schu del maestro couturier e negli inviti di nozze di allora si scriveva: “La sposa indosserà un abito di Schuberth”, come marchio di garanzia, che non fu tralasciato neppure per la celebrazione delle nozze di sua figlia Gretel, giocando con la tipica ironia dello stilista. In un documentario arricchito di testimonianze d’eccezione come Sophia Loren, Micol Fontana, Pierre Cardin, Bernardo Bertolucci, Carlo Rosella, Adele Cambria e Christian De Sica, il regista rivela che Schuberth era il sarto delle dive e delle regine.