Il gruppo di ricerca dell’Ateneo, composto da ingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e da psicofisiologi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, ha lavorato sui dati raccolti nell’arco di diversi mesi, durante i quali i monaci sono stati monitorati nelle meditazioni quotidiane tramite il rilevamento di elettroencefalogramma, attività cardiaca e respiratoria. Lo studio è l’unico nel suo genere a potersi fondare sull’analisi di un gruppo così omogeneo e altamente addestrato. I monaci infatti, dopo un percorso di studi di quasi un ventennio, possono scegliere di dedicarsi fino a otto ore al giorno alla meditazione in ritiri della durata di diversi anni.
Le emozioni, non solo nel cuore ma anche nello stomaco
Una ricerca condotta da Sapienza, Istituto Italiano di Tecnologia e Fondazione Santa Lucia, esamina le influenze reciproche tra l’attività gastrointestinale e un range di emozioni generate attraverso la visione di filmati. Grazie a pillole ingeribili dotate di sensori, lo studio è stato in grado di dimostrare lo stretto rapporto tra stati d’animo percepiti e condizioni dello stomaco, con particolare riferimento al suo PH. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale eLife.
Che le emozioni forti siano in grado di farci battere il cuore più velocemente è cosa risaputa, ma quanto gli stati d’animo influiscano su altri organi o quale sia l’effetto di particolari condizioni fisiologiche sulle emozioni umane, non era stato ancora dimostrato.
Per un'agricoltura resistente al cambiamento climatico, si parte dalle radici
Guidato dall’Alma Mater, il nuovo progetto di ricerca Radicals indaga le basi genetiche delle piante per renderle più resilienti e salvaguardare la loro produttività anche in condizioni avverse.
Il cambiamento climatico e il degrado degli ecosistemi agrari stanno minacciando l’agricoltura. Per migliorare la resistenza delle piante agli stress e dotarle di caratteristiche che ne salvaguardino la produttività anche in condizioni ambientali avverse, si deve partire dalle radici.
Questo l’obiettivo di Radicals, progetto di ricerca PRIN coordinato da Silvio Salvi, professore di Genetica agraria al Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna.
Oggetto dello studio è la radice della pianta, a partire da quella dell’orzo. Cereale tra i più importanti al mondo, prezioso per l’alimentazione animale ed umana, l’orzo è infatti dotato di un genoma più semplice dal punto di vista genetico rispetto, per esempio, al frumento, e questo lo rende particolarmente adatto come modello da cui partire.
"Focus del progetto è trovare i geni chiave che controllano le radici e la loro ramificazione, primaria e laterale, con l’obiettivo di creare, tramite tecniche di miglioramento genetico, nuove varietà più resilienti in ambienti che mutano", spiega Silvio Salvi. "Piante dotate di radici più lunghe sono infatti in grado di raggiungere, ad esempio, le falde acquifere profonde, mentre in ambienti desertici o semi-desertici, dove l’acqua non c’è neanche in profondità, le radici superficiali consentono di raccogliere velocemente e in maggiore quantità la poca acqua che cade con le piogge".
Dal diabete una potenziale cura per i tumori: il nuovo ruolo del recettore GLP-1R come checkpoint immunitario
I ricercatori del Centro di Ricerca Pediatrico “Romeo ed Enrica Invernizzi” dell’Università degli Studi di Milano hanno scoperto che il recettore pancreatico GLP-1R, importantissimo nella cura del diabete e dell’obesità, è in grado in grado di controllare l’attività immunitaria nei linfociti T, prolungando la sopravvivenza dei trapianti, limitandone il rigetto. Dallo studio, pubblicato su Cell Metabolism, è emerso anche che bloccando GLP-1R si genera immunità antitumorale in un modello preclinico di cancro del colon-retto.
Microplastiche disperse in mare, rifugio di batteri
L'imbarcazione Bavaria 46 Malice usata per i campionamenti
E’ quanto emerge dai risultati da una ricerca basata su campionamenti in mare aperto e in alcuni siti costieri svolti dall’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr in collaborazione con colleghi dell'Ecole Polytechnique di Losanna e dell’Università del Texas. Lo studio, pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bullettin, ha rivelato che i frammenti di plastica offrono un substrato per la crescita di comunità batteriche anche patogene
La presenza di microplastiche nel Tirreno favorisce lo spread di batteri, alcuni dei quali pericolosi per gli esseri umani e gli animali. E’ quanto emerge risultati di un’attività di ricerca svolta nel 2019 da un team dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa) in collaborazione con colleghi dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (Svizzera) e della statunitense Texas A&M University, condotta sia in mare aperto – nelle acque di Toscana e Corsica- sia nei siti costieri di Forte dei Marmi (Lucca) e delle Cinque Terre (La Spezia).
Cosa succede al cervello quando meditiamo: lo studio dell’Università di Pisa condotto presso l’Università Monastica Tibetana di Sera Jey in India
Lo studio è stato pubblicato su Frontiers in Psychology
Anche gli ecosistemi hanno un limite!
Studio dell’Università di Padova propone un nuovo modello statistico per stimare la resilienza dei sistemi naturali ai cambiamenti irreversibili.
Quanto può sopportare un ecosistema prima di cambiare in maniera irreversibile? Cosa si può fare – se si può fare – per prevenire o mitigare gli effetti delle attività antropiche?
L’impatto elevato e sinergico delle pressioni umane può portare gli ecosistemi a subire dei “cambiamenti di regime”, ossia delle variazioni drastiche, inaspettate e spesso irreversibili: per contrastare i cambiamenti climatici globali è quindi necessario favorire e quantificare la resilienza degli ecosistemi in modo da preservare gli importanti benefici che ci forniscono, capire e anticipare i cambiamenti per gestire le nostre risorse al meglio.
Più piccolo e di colore diverso: il barbagianni si modifica a causa del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico sta alterando le specie animali. A dimostrarlo una ricerca dell’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università di Losanna che ha preso in esame oltre 5000 esemplari di barbagianni conservati nei musei scientifici di tutto il mondo a partire dal 1900. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Biogeography.
Più piccolo e con il piumaggio di colore diverso: così è cambiato il barbagianni negli ultimi decenni. La causa? Il clima più caldo. A mostrarlo uno studio del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università di Losanna e pubblicato sulla rivista Journal of Biogeography.
Con l'eco polmonare sotto controllo il respiro dei neonati
Team internazionale di ricerca individua nella tecnica non-invasiva lo strumento per garantire ai neonati una terapia su misura.
L’ecografia polmonare nei neonati pretermine a poche ore di vita permette di capire subito se il piccolo avrà bisogno della somministrazione di surfattante (sostanza naturale prodotta nel polmone, carente nei neonati prematuri, che impedisce il collasso degli alveoli), della terapia intensiva neonatale o solo di un monitoraggio che gli permetterà di stare accanto alla mamma.
Nasce da un accordo internazionale di collaborazione fra l’Università francese Paris-Saclay, l’Università di Padova, l’Università Degli Studi di Napoli Federico II e altri atenei stranieri lo studio multicentrico internazionale Quantitative Lung Ultrasonography to guide surfactant therapy in late preterm and term neonates, pubblicato sulla rivista «JAMA Network Open», che ha fornito la possibilità di guidare con l’ecografia polmonare la somministrazione di surfattante nei neonati pretermine e a termine.
Un nuovo tipo di mascherina FFP2 intelligente ed ecologico
Uno studio internazionale coordinato dalla Sapienza realizza un nuovo modello di mascherina FFP2 attraverso l’uso di innovative nanoparticelle. Grazie alla capacità di rilevare patogeni ambientali e di disinfettare grazie alla luce, il nuovo dispositivo si dimostra ecologico ed efficiente nella protezione. I dettagli in un articolo pubblicato su Small
Durante la pandemia di COVID-19 il nostro paese è stato uno dei più colpiti dal punto di vista dei contagi e dei decessi. Le misure di contrasto all’epidemia messe in atto in quel periodo ci hanno mostrato in maniera lampante l’importanza dei dispositivi di protezione individuale per la tutela del personale sanitario e delle persone comuni. Date queste premesse, è oggi chiara la necessità di sfruttare le conoscenze tecniche e scientifiche più avanzate per produrre dispositivi medici innovativi che permettano di fronteggiare eventuali future emergenze sanitarie.
Coste toscane, studio sulla presenza di microplastiche nelle telline (specie Donax trunculus)
Il FishLab dell’Università di Pisa ha condotto uno studio sulla presenza di microplastiche nelle telline (specie Donax trunculus) sulle coste toscane da cui non emergono rischi legati al consumo di questo alimento. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, l’Università degli Studi di Messina e l’Istituto per i Processi Chimico-Fisici (IPCF) del Cnr di Messina.
I ricercatori hanno esaminato cinque siti lungo la costa toscana, da Viareggio a Tirrenia, da febbraio a dicembre 2021. Nei campioni analizzati, sono stati trovati 85 frammenti riconducibili a microplastiche. Successivamente, un’analisi più approfondita ha confermato la natura plastica solo per una parte di essi. In base a questa stima, i consumatori di telline potrebbero essere esposti ad una quantità molto esigua rispetto a quella che ingerirebbero consumando altre tipologie di alimenti; ad esempio, è stato dimostrato che il sale e l’acqua stessa ne contengono una quantità decisamente più elevata.
“Le microplastiche sono ubiquitarie in ogni ambiente, per assumerle basta lasciare un bicchiere su un tavolo prima di berlo – spiega il professore Andrea Armani del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa – in base ai dati emersi e alle conoscenze attualmente disponibili, non ci sono rischi legati al consumo di telline, anche per le basse quantità di consumo di questo alimento”.
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