Oltre Hiroshima: la lunga eredità dei test nucleari nel mondo

Claudia Gianvenuti 17 Ott 2025

 

Oltre il fungo atomico: una storia che inizia nel 1945

Quando si parla di bombe atomiche, quasi tutti pensano alle devastazioni di Hiroshima e Nagasaki, due città che l’umanità ricorda per l’apocalisse nucleare del 1945. Ma questa catastrofe non rappresenta che l’inizio di una lunga e controversa era: dagli anni Quaranta fino a oggi, più di 2.000 test nucleari sono stati condotti da vari Stati, lasciando dietro di sé profonde ferite ambientali, sociali e geopolitiche.​

La questione non è solo storica o militare. Le cicatrici di queste esplosioni continuano a segnare terre, popoli e mari. Ed è una storia fatta di competizione politica, dominio scientifico, tragedie umane e proteste ambientali.Il motivo principale? Dimostrare il proprio potere tecnologico-militare, mantenere la “deterrenza” durante la Guerra Fredda, equilibrare forze regionali o (nel caso francese e britannico) affermare la propria sovranità in ambito globale.

Da Hiroshima all’era atomica: tutte le nazioni che hanno testato la bomba

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, la corsa agli armamenti nucleari divenne una priorità geopolitica per molte potenze mondiali. Gli Stati che hanno effettuato test nucleari sono:

- Stati Uniti d’America: pionieri con il Progetto Manhattan (primo test “Trinity”, luglio 1945, New Mexico), hanno effettuato oltre 1.000 test, molti nei deserti del Nevada e sulle isole del Pacifico come Bikini ed Enewetak.​

- Unione Sovietica / Russia: secondo paese atomico (primo test 1949 nel sito di Semipalatinsk, Kazakhstan), responsabile di oltre 700 test, tra cui la più potente esplosione di sempre, la “Tsar Bomba”, a Novaya Zemlya nel 1961.​

- Regno Unito: oltre 45 test, molti condotti in Australia (Maralinga, Emu Field) e nell’Oceano Pacifico (isola di Christmas).​

- Francia: 210 test, prima nel Sahara (Algeria, anni ’60) poi nella Polinesia francese (Mururoa e Fangataufa).​

- Cina: 45 test, principalmente nel remoto sito di Lop Nur.​

- India e Pakistan: test reciproci nel deserto del Rajasthan (Pokhran) e nel Belucistan, rispettivamente dal 1974 e dal 1998 in poi.​

- Corea del Nord: dal 2006, almeno sei test sotterranei nel sito di Punggye-ri.​

(Israele, ndr: non ha mai ammesso ufficialmente test, ma fonti internazionali sospettano esplosioni segrete nel Sud Atlantico nel 1979).

Uno degli strumenti più efficaci per comprendere la scala globale dei test nucleari è il video pubblicato da La Repubblica nel 2014, che raccoglie e mostra in sequenza tutte le esplosioni atomiche artificiali avvenute sulla Terra tra il 1945 e il 1998.​
Il video offre una visualizzazione impressionante: in poco più di due minuti scorrono i punti di tutte le esplosioni – 2.053 in totale, secondo le statistiche degli archivi internazionali – con i rispettivi paesi artefici dei test.

Questo documento multisensoriale arricchisce l’impatto narrativo e la comprensione storica:

- Stati Uniti: 1.032 test, specie nel Nevada e nel Pacifico (Isole Marshall, Johnston, Bikini, Enewetak)

- Unione Sovietica/Russia: 715 test, nei vasti poligoni di Semipalatinsk e Novaya Zemlya

- Francia: 210 test, dapprima nel Sahara poi in Polinesia

- Regno Unito: 45 test, soprattutto tra Australia e Pacifico

- Cina: 45 test nel sito di Lop Nur

- India e Pakistan: test nel subcontinente dal 1974 e dal 1998

- Corea del Nord: test recenti, dal 2006 al 2023, esclusi dal video La Repubblica che si ferma al 1998.

Il video si rivela uno strumento di memoria e consapevolezza pubblica, con ogni “esplosione digitale” associata a date, luoghi e potenza detonativa.
Si consiglia la visione integrale al link originale di La Repubblica:https://www.youtube.com/watch?v=6irSw3f9okw

Esperimenti, effetti e danni: cosa ci dicono i numeri
Al di là dell’immane potenza distruttiva delle bombe di Hiroshima e Nagasaki (oltre 200.000 morti, un’epidemia di tumori e malformazioni durata decenni), i test atomici hanno prodotto gravi danni in molte aree meno note:​

Deserti americani (Nevada Test Site): incremento di leucemie, tumori tiroidei e malattie cardiache fra downwinders (popolazioni sottovento) e lavoratori. Le detonazioni superficiali sollevavano nubi radioattive percorse anche per centinaia di miglia.​

Atolli del Pacifico (Bikini, Enewetak, Johnston): intere comunità delle Isole Marshall costrette all’esilio, pesanti contaminazioni alimentari e acqua radioattiva.​

Semipalatinsk (Kazakhstan): tra il 1949 e il 1989, oltre 450 test, di cui 116 in superficie. Si stima mezzo milione di persone esposte direttamente a radiazioni: tumori, malformazioni congenite, disturbi genetici ancora comuni.​

Algeria sahariana (Reggane, In Ecker): la popolazione tuareg, locale e migrante, esposta a polveri radioattive; resti pericolosi ancora oggi emergono dal suolo (oltre a soldati francesi, più di 30.000 civili colpiti secondo fonti locali).​

Mururoa-Fangataufa (Polinesia francese): test atmosferici e sotterranei hanno portato a inquietudini ambientali sulla biodiversità, danni all’ecosistema marino e rischi tumorali per la popolazione.​

Lop Nur (Cina): rare informazioni, ma alcune ricostruzioni parlano di evacuazioni forzate e persistenti effetti sanitari su comunità uigure.​

Storie e testimonianze: tra cavie umane e icone globali

Diverse inchieste e testimonianze riportano il coinvolgimento diretto, spesso inconsapevole, di civili e militari come “cavie” degli esperimenti, sia nei deserti del Nevada che tra gli indigeni delle isole Marshall o dei poligoni sovietici. Nelle aree circostanti i siti, la memoria collettiva si tramanda tra superstiti, attivisti e “hibakusha” locali – termine giapponese ora esteso ai sopravvissuti dei test, non solo alle vittime di Hiroshima.​

Alcuni simboli delle proteste:

- Le marce antinucleari alle isole Marshall e a Semipalatinsk,

- le denunce dei “radiated veterans” americani o dei minatori di uranio nativi,

- la mobilitazione di Greenpeace che nel 1985 portò al sabotaggio della nave Rainbow Warrior durante le proteste anti-Mururoa.​

L’ambiente tradito: impatti a lungo termine

- Le esplosioni nucleari rilasciano isotopi radioattivi (cesio-137, plutonio-239, stronzio-90, iodio-131…) con emivite di decenni o secoli. Gli effetti includono:​

- Inquinamento dei suoli e delle acque: polveri e liquidi radioattivi persistenti negli ecosistemi.

- Bioaccumulo nella catena alimentare: contaminazione di pesce, latte e cereali coltivati vicino ai siti.

- Effetti climatici regionali: si sospetta che i test più intensi abbiano contribuito a fluttuazioni climatiche locali e piogge radioattive.

- Microclimi radioattivi: zone “calde” che restano inaccessibili per decenni, rischio di materiali dispersi da eventi meteorologici estremi.

Dove la radioattività resta ancora oggi

Nonostante il Trattato internazionale CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty – mai ratificato da tutte le potenze atomiche), molte aree rimangono interdette, con radiazioni superiori ai limiti di sicurezza ambientale:​

- Semipalatinsk/“Semey” (Kazakhstan): area off-limits; persistono tumori e mutazioni, malformazioni nei neonati ancora più alte della media;

- Atollo di Bikini (Isole Marshall): ricollocazione degli abitanti giudicata non sicura, pesci e suoli contaminati da cesio e plutonio;

- Nevada Test Site (Stati Uniti): vaste zone di deserto recintate e proibite, contaminazione carsica persistente;

- Mururoa e Fangataufa: accesso estremamente limitato, monitoraggio radioattivo continuo; rischio di crollo delle gallerie sotterranee di test;

- Reggane e In Ecker (Sahara algerino): zone minate e radioattive, pochi studi indipendenti; le sabbie spesso ancora superano i livelli di fondo naturale;

- Lop Nur (Cina): la regione resta parzialmente militarizzata, e dati ufficiali scarsi; l’inquinamento delle acque e dell’aria risulta dagli studi non ufficiali oltre i limiti OMS.​

Verso il futuro: memoria, attivismo e nuove sfide

Oggi la memoria di queste catastrofi alimenta la lotta per il disarmo nucleare e la ricerca di giustizia per le comunità colpite. L’ONU ha istituito il 29 agosto come Giornata internazionale contro i test nucleari. Ma il rischio non è solo retaggio storico: tensioni attuali (Penisola coreana, tensioni Pacifico-Asia, conflitti in Ucraina e Medio Oriente) riaffiorano periodicamente nei dibattiti sul potenziale uso di ordigni nucleari.

Note bibliografiche:

- Dossier/Gli anni dei test nucleari. AtlanteGuerre. 2025.

- Hiroshima e Nagasaki: l’eredità di 2.000 test nucleari. Globalist. 2025 Aug 8.

- I test nucleari nella storia. Senzatomica. 2023 Nov 16.

- Algeria, sessantacinque anni dopo l’onda d’urto dei test francesi. Africa Rivista. 2025 Feb 11.

- Il crimine dei test nucleari. Crowdbooks/Semipalatinsk.

- Effetti delle esplosioni nucleari. Wikipedia. 2009 Jan 31.

- Il nucleare non è un’opzione. Greenpeace Italia. 2022 Nov 23.

- Attività nucleari e radioattività ambientale. ISPRA.

- Pacific Proving Grounds. Wikipedia. 2019 Jun 5.

Now. UN online. International Day against Nuclear Tests. 2025.

Mururoa: “Folie Atomique”. NauticaReport. 2022 Sep 16.

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