Mozart e Einstein

Marina Pinto 31 Ago 2009

Che cosa hanno in comune il grande musicista Wolfgang Amadeus Mozart ed il genio della fisica Albert Einstein? La genialità, innanzitutto, e fin qui siamo tutti d’accordo, perché l’uno nel campo della musica e l’altro in quello della fisica vantano il massimo del massimo dell’ingegno e della compiutezza. Ma c’è dell’altro.

Per esempio, la curiosità. Il mistero della musica, esplorato da Mozart nel corso della sua vita (purtroppo breve), non ha certo lasciato indifferente il fisico tedesco, il quale ha sempre cercato di scoprire il vero significato dell’arte dei suoni al di là delle sue caratteristiche fisiche, e tale interesse non si è mai spento in lui per tutta la vita.

Per contro, Mozart si è spesso addentrato nel campo delle conoscenze scientifiche mettendo a frutto ciò che meglio gli riusciva, ossia la musica nelle sue più segrete risorse e peculiarità, come le armonie, gli intrecci del contrappunto, i principi compositivi geometrici, la composizione di opere dal perfetto equilibrio formale e sostanziale, con il risultato della creazione di musiche dove tutto è limpido, chiaro, diremo divino.
E proprio l’aspetto trascendentale della musica mozartiana non sfuggì ad Einstein, il quale, per quanto dichiarato ateo dai posteri, si mostrò invece spesso aperto alla possibilità dell’esistenza di Dio, come provato dalla sua celebre frase “Dio non gioca a dadi”, detta a significare che nulla è casuale, ma che tutto è programmato.

E poi la sensibilità. La vicinanza di Einstein alla musica consiste nella sua voglia di comprendere a fondo quei principi dell’armonia naturale che sono dentro l’uomo, e proprio ascoltando la musica di Mozart, a lui (come a noi) sembrò di toccare davvero la dimensione spirituale di tanta perfezione, di sentire un senso autentico di vicinanza con l’universo, qualcosa che trascende l’esperienza umana per avvicinarsi al mistero ed all’ultraterreno. Diventa allora estremamente significativo l’aneddoto riferito ad Einstein raccontato da Max Jammer a Thomas F. Torrance - riferito nel “Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede” - secondo cui il grande scienziato, recatosi ad un concerto di musiche di Mozart del violinista Yehudi Menuhin (al tempo tredicenne ma già bravissimo), raggiunse il giovane concertista nel suo camerino e gli disse: “Adesso io so che in cielo c’è un Dio”.

La musica accompagnò spesso la vita di Einstein. Da studente svogliato fino a diventare il Nobel del 1921 sappiamo che ebbe un percorso di vita abbondantemente condito dalla musica, anche se questa non è una cosa molto nota. Non tutti sanno, per esempio, che Einstein suonava il violino, l’organo ed il pianoforte (come Mozart), e che affermava di non concepire di vivere senza musica (come Mozart!). Tutte le mattine, prima di mettersi a lavorare, trovava sempre cinque minuti per suonare qualcosa. Lo immaginiamo preso dai suoi studi scientifici ed al contempo immerso in una creazione artistica perfetta ed ineguagliabile come la musica di Mozart.
E a questo proposito c’è un’altra frase che la dice lunga sulla ricerca della perfezione musicale da parte di Einstein e della sua ammirazione per Mozart: ““La musica di Mozart è così pura e bella che per me rappresenta l'intima bellezza dell'universo”.

Musica e scienza a braccetto, dunque, ma, del resto, visti i due personaggi in questione, come poteva essere diversamente?

 

Marina Pinto

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
Vota questo articolo
(3 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery