Lo studio
All’inizio dell’esperimento è stato chiesto alle partecipanti di compilare un questionario pre-esposizione che includeva una misura di insoddisfazione corporea. Successivamente, in modo casuale, le stesse sono state invitate a visualizzare uno di quattro possibili video raffiguranti post di Instagram che potevano mostrare immagini di donne alternativamente sessualizzate oppure non sessualizzate, in combinazione con commenti al loro aspetto fisico oppure commenti neutri riferiti al paesaggio. In un secondo momento, le partecipanti hanno completato questionari di follow-up circa l’insoddisfazione corporea, l’umore e l’interesse per la chirurgia estetica.
I risultati
Le giovani donne esposte a immagini sessualizzate hanno riportato una maggiore insoddisfazione corporea rispetto ai livelli pre-esposizione e rispetto alle partecipanti esposte a immagini di donne non sessualizzate. Inoltre, l’insoddisfazione corporea di queste ultime non è aumentata rispetto ai livelli pre-esposizione, indicando, perciò, che la sessualizzazione delle immagini in Instagram è un fattore influente sulla soddisfazione corporea. Al contrario, il tipo di commenti presenti sotto le immagini non ha influenzato l’insoddisfazione corporea delle partecipanti.
Lo studio ha anche esaminato il ruolo della propensione alla dipendenza da Instagram che è stata misurata circa una settimana prima dell’esperimento. I risultati indicano che le donne con una tendenza all’uso problematico della piattaforma sono più propense a prendere in considerazione trattamenti di chirurgia estetica, soprattutto dopo essere state esposte a particolari sessualmente oggettivanti – immagini sessualizzate oppure commenti sull’aspetto fisico – nei cosiddetti feed del social. «Il nostro studio ha evidenziato che un uso compulsivo e incontrollato di Instagram - dice Natale
Canale del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova - può accentuare i vissuti negativi circa il corpo, spingendo così le nostre partecipanti a pensare d’intraprendere degli interventi di chirurgia estetica.
Occorre educare ad un uso più consapevole e funzionale di Instagram per scongiurare possibili perdite di controllo circa l’utilizzo del social media e serie compromissioni della vita individuale e sociale. Ritengo inoltre utile aprire una discussione circa possibili leggi specifiche che possano favorire una maggiore bellezza reale con una nuova policy di body neutrality sulle orme di alcuni paesi – ad esempio Norvegia e Regno Unito». «Risultati come questi mostrano che esiste un chiaro legame tra le immagini sessualizzate a cui le giovani donne sono esposte su Instagram e il modo in cui si sentono riguardo alla propria immagine. Data la popolarità di Instagram e la crescente richiesta di procedure cosmetiche, questi risultati devono far riflettere su possibili strategie di intervento e prevenzione. A questo proposito - conclude Francesca Guizzo -, penso che la diffusione di messaggi di body positivity possa funzionare per migliorare la percezione corporea delle donne, così come la promozione di un uso attivo piuttosto che passivo della piattaforma.
Infatti, sensibilizzare ed educare le donne a mettere in discussione ciò che vedono sui social media e come le fa sentire può aiutare a tamponare alcuni effetti negativi. Ad esempio, non seguire più pagine Instagram che incoraggiano un confronto con standard di bellezza irrealistici e basati sulla sessualizzazione può aiutare le donne a prendere il controllo sugli effetti che i social media hanno sulla loro immagine corporea e sul loro benessere».