HIV E TRAPIANTI - Nonostante un grande impegno delle autorità sanitarie, il numero di donatori non è sufficiente a coprire in maniera tempestiva le esigenze delle liste d’attesa per trapianto di organo solido; pertanto, seppur contenuta, esiste una mortalità di pazienti in lista d’attesa per cuore, polmone e fegato ed una lunga attesa per il trapianto di rene.
La possibilità di controllare con terapie efficaci la malattia da HIV e la mortalità in lista di attesa per trapianto di cuore, fegato e polmone dei pazienti con infezione da HIV e la lunga attesa per il trapianto di rene ha supportato l’avvio di programmi mirati ad utilizzare organi di donatori con infezione da HIV per riceventi con infezione da HIV.
I primi casi sono stati riportati in Sudafrica per la necessità locale di dare una risposta ai pazienti con insufficienza renale terminale in un paese con difficoltà a fornire un servizio di dialisi universale ed in cui la prevalenza dell’infezione da HIV nei pazienti in dialisi e nei donatori è molto elevata. Dal 2016, è stato avviato un programma di trapianto di organi tra soggetti con infezione da HIV negli Stati Uniti: sono stati eseguiti 16 trapianti e nel mese di marzo è stato eseguito anche il primo trapianto di fegato. In Europa sono stati riportati recentemente i risultati di tre trapianti di fegato da donatori con infezione da HIV in riceventi con infezione da HIV.
IL X CONGRESSO ICAR - Nel corso del X congresso ICAR, in svolgimento a Roma sino al 24 maggio 2018, vengono presentati i risultati del follow up ad un anno del primo trapianto di fegato da donatore con infezione da HIV in ricevente con infezione da HIV, eseguito all’Ospedale Niguarda di Milano dall’equipe della Chirirgia dei Trapianti, diretta dal Prof. Luciano De Carlis in collaborazione con l’equipe delle Malattie Infettive diretta dal Dott. Massimo Puoti.
“Il paziente ha ricevuto l’organo grazie ad una deroga del Nord Italian Transplant e del Centro Nazionale Trapianti al regolamento nazionale per la certificazioni degli organi trapiantati, che nel 2017 non contemplava la possibilità di utilizzare organi di donatori con infezione da HIV” - sottolinea Massimo Puoti, membro della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali “L’urgenza del trapianto era dettata dal fatto che il ricevente era affetto da una forma recidivante di cancro del fegato che complicava una cirrosi da virus B e delta, per il quale il trapianto rappresentava l’unica soluzione curativa. L’impiego di terapie antivirali e terapie immunosoppressive ha consentito un decorso regolare con un controllo del rigetto dell’infezione da HIV ed una prevenzione dell’infezione da virus B e delta del paziente trapiantato”.
Il paziente attualmente conduce una vita normale e continua il follow up presso il centro di Niguarda.
Lo scorso 8 marzo 2018 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il protocollo che ha definitivamente introdotto la possibilità di trapiantare organi tra soggetti con infezione da HIV.
“E’ stata così portata nella ‘routine’ trapiantologica una novità davvero positiva, che potrebbe permettere grazie alla implementazione diffusa del protocollo tempi di intervento molto più brevi per i pazienti con HIV in attesa di un trapianto” – conclude Puoti. “Questa opportunità di cura andrebbe ora implementata diffondendo tra le persone con HIV la consapevolezza di poter divenire donatori in favore di altre persone con HIV”.
Certamente, prima della prossima edizione di Icar 2019, che è stata assegnata in queste ore alla sede di Milano (sotto la presidenza della Professoressa Antonella D'Arminio Monforte, presidente Simit Lombardia, dello stesso dott. Puoti, del prof. Giuliano Rizzardini, della professoressa Antonella Castagna, unitamente ad un rappresentate della community) vi saranno sviluppi di grande interesse frutto dei risultati concreti ottenuti dalla comunità scientifica nei prossimi mesi.